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Val di Zoldo: natura, bellezza, cultura e tracce del passato

Quando guardo le montagne ho i sentimenti delle montagne dentro di me: li sento, come Beethoven che sentiva i suoni nella testa quando era sordo e compose la Nona sinfonia. Le rocce, le pareti e le scalate sono un'opera d'arte. (Reinhold Messner)
val zoldo dolomiti tablà

Il pensiero di Messner sulle montagne mi sembrava il più azzeccato per introdurre l’esperienza dell’Educational Blog Tour in #valdizoldo, in versione estiva (qui trovate la versione invernale:"Ciaspolando in Val di Zoldo, il respiro delle Dolomiti patrimonio Unesco). Da grande amante della montagna, devo fare mea culpa per aver scoperto solo ora questo piccolo gioiello. La Val Zoldana si colloca nell’area geografica del bellunese ed è facilmente raggiungibile dalle autostrade A4 e A27, nonché dai passi di montagna che la mettono in collegamento con le valli vicine, l’Agordino, il Cadore, la Valle del Boite.

Natura, bellezza, cultura, ma soprattutto “memorie dal passato”. Ecco i leit motiv del week end. Il nostro viaggio indietro nel tempo inizia da Forno di Zoldo, capoluogo della valle, al cospetto del gruppo di San Sebastiano, del Bosco Nero e delle Cime di Mezzodì.

val zoldo
Ad ogni angolo, siamo avvolti nella bellezza della natura

Sapevate che la Valle di Zoldo è nel cuore delle Dolomiti? Io assolutamente no! E sapevate che le Dolomiti possono essere considerate l’unico arcipelago fossile al mondo? Sono solo alcune delle sorprendenti scoperte fatte durante l’escursione con il geologo. Da un momento all’altro, ci ritroviamo catapultati indietro di milioni di anni, quando dal mare profondo che ricopriva tutta la zona, piano piano sono emerse delle vere e proprie isole con scogliere coralline. 

Vari episodi di vulcanismo, tra cui lo scontro tra la placca europea e africana, hanno modellato la catena montuosa fino a trasformarla così come la vediamo ora. Comunque, la cosa ancora più sorprendente è che questo non è frutto di ipotesi scientifiche, ma può essere letto nella roccia dolomitica, in cui ad ogni strato corrisponde un preciso periodo storico.

gruppo civetta dolomiti zoldo
Immensi boschi e sullo sfondo il gruppo del Civetta

Per renderci consapevoli di quanto il paesaggio sia vivo e di quanto sia cambiato nel corso di milioni di anni, la nostra prima tappa è la salita al Monte Punta (1952mt), con partenza dall’abitato di Zoppè di Cadore. In poco meno di 2 ore conquistiamo la cima, collocata in posizione centrale rispetto alla valle. La scelta non è stata causale ed il colpo d’occhio è splendido. Stando lassù si ha proprio la sensazione di essere avvolti nell’abbraccio di queste montagne che portano i segni di eventi vecchi milioni di anni. E’ uno spettacolo davvero emozionante. 

Le maestose cime del Pelmo e della Civetta sono lì a un passo e sembra di poterle toccare con un dito. Nulla di più vero della citazione di Le Corbusier, architetto e pittore svizzero:  “Les Dolomites sont les plus belles constructions du monde” (ovvero “Le Dolomiti sono le più belle costruzioni del mondo”).

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Il maestoso Monte Pelmo

Anche le Alpi sono affascinanti, con alte vette e ghiacciai, ma le Dolomiti hanno qualcosa di inspiegabile: leggende antiche, il fenomeno dell’enrosadira che tinge le rocce di rosso e arancione al tramonto, forme rocciose particolari con pinnacoli, denti, guglie in verticale, e cenge, altopiani in orizzontale. Per tutti questi motivi, e per altri criteri più specifici, nel 2009 le Dolomiti sono entrate a far parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco e possono essere considerate un vero museo a cielo aperto.

In Val Zoldana anche cultura e tradizione vogliono la loro parte.  Lungo la discesa dal Monte Punta, abbiamo incontrato il Mas de Sabe, un tabià storico e ben conservato, risalente al 1500. I tabià sono edifici storicamente adibiti a stalla e fienile, realizzati in legno su una base di pietra, secondo il sistema blockbau (tronchi sovrapposti orizzontalmente). Possono essere osservati in tutta la valle, ma in particolare mi hanno colpito quelli a Coi, piccolissimo villaggio dal sapore alpino, in cui i tabià hanno facciate artisticamente lavorate. Qui, alle pendici del Pelmo, il tempo sembra essersi fermato.

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Facciate “artistiche” dei tabià sparsi in Valle di Zoldo

Concludo la mia piacevolissima testimonianza in Val di Zoldo con un’altra piccola chicca. Prima vi ho brevemente raccontato come si sono trasformate nei secoli le Dolomiti, accennandovi di epoche lontane quando apparivano come atolli maldiviani

Ora vi svelo che è proprio su queste terre che i primi dinosauri del Triassico hanno fatto la loro comparsa. Alla base del Pelmetto è stata ritrovata una lastra di roccia con impresse profonde impronte di questi dinosauri, antenati dei famosi del Giurassico. In quell’arco temporale l'area doveva avere le sembianze delle Isole Bahamas e questi animali preistorici probabilmente stavano passeggiando sul bagnasciuga. 
Curioso, no? Potete vederlo coi vostri occhi, perché la roccia è facilmente raggiungibile con un'escursione a piedi dal Passo Staulanza.

Chissà quanti altri segreti nasconde la Valle di Zoldo!!!

Testo e foto di Debora Tosi.


(In alto: Tipici tabià caratterizzano l’abitato di Coi, alle pendici del Monte Pelmo avvolto nelle nubi).


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