Avevo letto qualche libro sulla Shoah, i romanzi di Primo Levi, la storia toccante di Fred Uhlman e visto qualche film sulla deportazione degli ebrei, un po’ come tutti del resto. Ma niente ti prepara alla visione di un forno crematorio, nè all’ascolto di alcuni episodi narrati dalla guida, che ad Auschwitz-Birkenau vi assegnano obbligatoriamente solo nel periodo aprile-ottobre ma che vi consiglio di prendere, anzi prenotare in anticipo (informazioni al riguardo le potete leggere in fondo al post) in qualsiasi altro mese dell’anno decidiate di andarci.
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Dopo la visita sono tanti gli spunti di riflessione e le domande che ti frullano nel cervello, ma su tutto emergono le parole lette recentemente in “I salvati e i sommersi” (di P. Levi) che mi rimbalzavano costantemente durante la visita:
“quello che gli uomini devono fare è battersi contro la falsificazione e la negazione della realtà, all’assuefazione della degradazione dell’uomo a cui si assiste ogni volta che vanno in scena guerre“.
“la storia dei Lager sono i nazisti a dettarla. Distruggendo le prove, annientando i prigionieri e negando. Erano convinti che nessuno avrebbe creduto a quelle esagerazioni della propaganda alleata, verità troppo mostruose per essere credute“.
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Foto dell’archivio del museo di Auschwitz |
“Se anche lo raccontaste, nessuno vi crederebbe“. I sopravvissuti ai lager non amano parlare del lager, ma confermano che quello era uno dei loro pensieri fissi, una loro convinzione rafforzata dalle beffe e dalle umiliazioni che praticavano i nazisti nel ripetere loro quella frase. Nelle vittime ma anche negli oppressori c’era quindi la consapevolezza delle enormità di quel che stava succedendo nei lager e a questa si accompagnava la certezza della non credibilità che avrebbe suscitato tutto questo nella popolazione se ne fosse venuta mai a conoscenza. L’annullamento di ogni speranza, che si riscontra anche nella ritrosia dei pochi scampati ai campi di concentramento e sterminio nel parlare di quel che è successo loro…
Pensavo che quell’uomo di cui ci ha parlato Katarzyna fosse un caso isolato, in realtà ogni anno all’archivio che raccoglie tutta la documentazione rimasta dei campi di Auschwitz-Birkenau continuano ad arrivare ex deportati e parenti a cercare una traccia che nonostante la mole impressionante di dati (39.000 negativi di prigionieri appena deportati, 2.500 foto di famiglie ebree, 16 volumi di atti anagrafici degli internati, 130 pellicole cinematografiche e cortometraggi sulla vita del campo, 200 fotografie scattate dai nazisti e tantissimo altro, compresi 16.000 pagine di atti processuali, testimonianza di ex-prigionieri) spesso non trovano.
I sopravvissuti, come racconta lo stesso Primo Levi, sono coloro che non hanno toccato il fondo delle nefandezze umane. “Chi l’ha toccato non ce l’ha fatta o era troppo sofferente per rendersi conto di quello che gli stava succedendo“.
UN PO’ DI STORIA
La storia di Auschiwitz nasce con l’invasione tedesca della Polonia il 1° settembre del 1939. Gli arresti di massa provocarono ben presto un super affollamento delle carceri e così l’alto Comando delle SS ebbe l’idea di aprire dei campi di concentramento per i Polacchi. Il 14 giugno 1940 vennero spediti al Konzentrationslager (KL) di Auschwitz, nei pressi della cittadina polacca di Oswiecim che da allora prese la denominazione del campo, 728 prigionieri politici. Elementi “non assimilabili” così come lo erano gli ebrei, gli slavi, gli asociali, i testimoni di Geova e gli omosessuali.
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Arrivo dei prigionieri al campo di Birkenau |
- gran parte delle immatricolazioni (le fotografie con schedatura furono sostituite dal 1943 dai tatuaggi) fu distrutta dagli stessi Tedeschi prima della liberazione di Auschwitz il 27 gennaio 1945 ad opera dell’esercito sovietico
- la maggioranza dei deportati non venne mai registrata. All’arrivo ai lager veniva compiuta una selezione e circa il 75% veniva considerata inabile al lavoro e mandata direttamente alle camere da gas
Lo sterminio di massa degli Ebrei ebbe inizio nel 1942 con la deportazione di 69.000 provenienti dalla Francia e 27.000 dalla Slovacchia e l’apertura del campo di Auschwitz II-Birkenau (a 3 km dal primo), con la progressiva introduzione delle camere a gas, dei forni crematori e degli esperimenti sui prigionieri. Successivamente vennero aperti ben 47 campi sussidiari e comandi esterni di Auschwitz, tra cui anche Auschwitz III-Monowitz (a Monowice, 6 km da Oswiecim).
IL MUSEO DI AUSCHWITZ E BIRKENAU
Anche se si parla sempre del KL Auschwitz, i Lager erano due: il campo di concentramento di Auschwitz e il campo di sterminio di Birkenau. Proprio lì, a meno di due anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale il Parlamento polacco decise di aprire il Museo statale, a poca distanza dal comune di Oswiecim.
Basta pensare che buona parte degli oggetti tolti ai deportati all’arrivo nei Lager è raccolta ed esposta in alcune stanze dei blocchi (blocks) di Auschwitz. Sto parlando di scarpe (oltre 80.000!), valigie (3800, di cui oltre la metà con scritte dei proprietari), pentole, occhiali, protesi (gambe di legno, arti artificiali) e 2 tonnellate di capelli rasati a donne ebree…
INFORMAZIONI PRATICHE SULLA VISITA
La visita ad Auschwitz inizia con la visione di un documentario di 17 minuti girato dai soldati sovietici durante la liberazione del campo, il 27 gennaio 1945. Molti degli edifici in mattoni si sono salvati, 13 su 30 erano adibiti a prigione e adesso ospitano le esposizioni del museo, ma nella visita guidata di 4 ore (che comprende anche Birkenau) riuscirete a visitarne solo 3-4, nei block 4 e 11 ad esempio si possono vedere alcune fotografie, i dati impressionanti dei prigionieri divisi per nazionalità o “crimine” (gli Ebrei furono oltre 1,1 milioni e di questi 438.000 provenivano dall’Ungheria, 300 dalla Polonia, 69.000 dalla Francia, 60.000 dai Paesi Bassi, 55.000 dalla Grecia, 7.500 dall’Italia), le raccolte degli oggetti confiscati, le centinaia di scatole di Zyklon B, usato come agente tossico nelle camere a gas.
Il “muro della morte”, dove venivano fucilati coloro che tentavano ad esempio la fuga, è stato ricostruito esattamente nell’area originale così come il palo delle impiccagioni.
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Il “muro della morte” |
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Baracca-dormitorio |
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Le latrine |
Nell’autunno del 1944 i nazisti fecero saltare le camere a gas e i crematori di Auschwitz ma le rovine ci sono ancora e sono ben visibili accanto al monumento dedicato alle vittime dell’Olocausto installato nel 1958.
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Monumento alle vittime di guerra |
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Le macerie delle camere a gas e dei forni crematori di Birkenau |
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