Ali, la guida ingaggiata dai Beach Boys, ci racconta che fino a non molti anni fa Prison Island era quasi presa d’assalto dai turisti facoltosi che alloggiavano nell’unico hotel che sorge al centro. Adesso invece i clienti scarseggiano e chi arriva qua lo fa per vedere da vicino le tartarughe o mangiare al ristorante ricavato all’interno dell’ex prigione.
Che siano arrivate prima le tartarughe nella riserva o gli schiavi è un punto ancora controverso. Per quanto riguarda le prime sembra che dopo la seconda metà del 1800 (prima l’isola era disabitata) il sultano di Zanzibar Majid bin Said volle costruire una reggia in stile arabo e fece portare da Aldabra (isole Seychelles) alcune tartarughe per farne dono alla prima moglie.
Il centinaio di esemplari che si muovono (mooooolto lentamente) nel parco dell’isola sono i discendenti di queste prime tartarughe ed hanno più di un secolo! Ce ne sono di ogni dimensione e peso (alcune arrivano a superare i 2 quintali!), molte di esse le abbiamo trovate una accanto all’altra quasi a proteggere la più vecchia che ha ben 189 anni! Una scritta celeste sul guscio indica la loro età e comunque la più longeva è riconoscibilissima dal guscio che presenta una grossa crepa provocata da un albero cadutole addosso… poveretta! Questo incidente non le ha certo impedito di vivere così a lungo però forse ha influito sulla sua crescita perchè ci sono molte altre tartarughe più “giovani” (di 140-150 anni) che sono più grosse.
Quando siamo andati eravamo gli unici ospiti e senza nessuna comitiva in giro abbiamo potuto fare tutte le fotografie che volevamo, dare alle tartarughe un po’ di verdura (occhio alle mani, specialmente se state guardando chi vi scatta una foto!) e solleticarle sotto il collo… un gesto che apprezzano moltissimo e che le fa tirare in avanti la testa mostrando un collo insospettabilmente lungo.
Insomma, se amate questo genere di animali, la visita a Changuu merita assolutamente. Potete fotografarle ed accarezzarle ma non montateci sopra e non approfittate della loro placida indole.
La sua forma è quella originaria, con un grande spazio interno dove i prigionieri venivano raggruppati quando non stavano nelle celle. Le varie stanze che si affacciano al cortile sono adesso occupate da tavoli o sono chiuse… solo nel bagno femminile si vede ancora l’anello di ferro a cui erano fissate le catene che tenevano gli schiavi. Tutto qui? Ebbene sì… se avete tempo potete fare un tuffo nelle acque cristalline che circondano l’isola: oltre a diverse stelle marine che si vedono anche dalla spiaggia, allontanandosi dalla riva si trova anche una piccola barriera corallina.
Non è questo però il motivo per cui merita andare a Prison Island. E nemmeno la prigione…













