Contro la dilagante obesità dei newyorkesi (e degli americano in generale) è stata varata una legge che sarà applicata dal prossimo 25 luglio a tutte le catene di ristoranti della Grande Mela. Dal prossimo venerdi chi si siede in un ristorante di New York potrà leggere sul menù, accanto alla scelta di ogni pietanza, anche il corrispettivo apporto calorico.La legge obbliga ogni catena di ristorazione (con almeno 15 esercizi attivi) a scrivere le calorie dei cibi, con lo stesso carattere e dimensioni del nome del piatto e del prezzo.
Le trasgressioni saranno pagate a caro prezzo... Gli ispettori di salute pubblica sguinzagliati per le strade della metropoli infliggeranno multe che arriveranno anche a 2 mila dollari.
New York non è nuova a provvedimenti del genere. Nel 2003 aveva già messo al bando il fumo e, dallo scorso primo luglio, anche i grassi trans dalle cucine, per ridurre i rischi di occlusione delle arterie. L'ennesimo passo per costringere, volenti o nolenti, gli statunitensi a condurre uno stile di vita più sano non convince però gli analisti. Per molti la nuova indicazione delle calorie sui menù non dissuaderà chi ha voglia di un hamburger doppio. Così come i newyorchesi golosi non si priveranno di dolci.
Secondo studi ufficiali realizzati dal comune di New York, nei prossimi cinque anni l’etichettatura sulle calorie eviterà a 130 mila newyorkesi di diventare obesi e a 30 mila di ammalarsi di diabete. In favore del provvedimento sono subiti scesi in campo i media. A partire dal New York Times, che in un editoriale sottolinea come «negli ultimi due anni il peso dei newyorchesi è aumentato di 5 milioni di chili, soprattutto nei quartieri abitati da poveri e minoranze». «In questi ghetti ogni mese si consumano ben 10 milioni di pasti fast food — incalza il Times—e le malattie come il diabete, l’ipertensione e le cardiopatie hanno raggiunto livelli epidemici».
Il provvedimento riguarda 2.400 esercizi nella sola Manhattan e lo ha disposto il giudice federale della Grande Mela, Richard Holwell, tra il malumore dei ristoratori che vedono nell'obbligo una misura eccessiva.
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