
Fin qui tutto bello. Poi però leggo che la Capitaneria di Rimini e la Fondazione cetacea di Riccione hanno lanciato un appello a non fraternizzare col delfino. Per il suo bene. Occorre mantenerlo a distanza, non cibarlo e non stare con lui più di 15 minuti. Altrimenti – dicono gli esperti – la sua vita correrebbe un serio pericolo. Ad esempio essere ucciso dalle eliche delle imbarcazioni (il primo consiglio nel caso si incontrasse un delfino è infatti quello di spengere il motore) e di estraniarsi dal suo mondo, perchè i delfini, sebbene socievoli con l’uomo, sono mammiferi che vivono in branco e… così deve essere.
Suscita un pò di tenerezza e desta molte perplessità che un delfino debba essere cacciato perchè l’uomo è pericoloso… Anni fa un altro esemplare che bazzicava le acque di Manfredonia (in provincia di Foggia), “battezzato” Filippo, venne ucciso dalla bomba di un pescatore… in Montenegro invece una storia simile dal finale opposto: un delfino aveva preso l’abitudine di spingersi fino quasi alla riva di una baia montenegrina, ed era diventato la mascotte di un asilo che si affacciava su quelle acque ed ospitava bambini orfani di guerra. Nessuno pensò mai di mandarlo via e alla sua morte (naturale) gli abitanti gli eressero una statua che è ancora lì, a due passi dal mare, che guarda l’asilo.