Inizia oggi una nuova rubrica del blog, temporaneamente battezzata "i viaggi di Remo", in cui il protagonista ci porterà alla scoperta dei luoghi meno turistici delle grandi città ma per questo non meno affascinanti e meritevoli di essere visitati e vissuti. Iniziamo con Barcellona e il quartiere di El Clot!
Chi è Remo Giordano? La sua biografia potete leggerla in fondo a questo suo primo articolo, in breve è uno dei due soci di una piccola agenzia musicale torinese che si chiama "Musicalista" che si occupa di booking e management di gruppi provenienti da tutto il mondo, e di direzione artistica di alcuni festival. Spesso secondo me il termine viaggiatore è abusato e per questo io lo utilizzo con parsimonia, ma non faccio nessuna fatica ad associarlo a lui. Spero che apprezziate questo suo racconto di Barcellona così come ho fatto io.Girare senza meta a Barcellona mi permette di scoprire il quartiere che mi ospiterà nel prossimo futuro, il Clot, all'apparenza insignificante ma sempre più familiare nelle ore che seguono. Certo, qui Gaudì non è passato ma i piccoli bar, le casette basse, i ristoranti senza ammiccamenti turistici, i negozi, le vie pedonali e i mercati suscitano una calma imprevista. Al Tres N l’aria che si respira è d’altri tempi: anziani seduti ai tavoli, arredamento d'epoca ma non vintage; potrebbe essere alla moda nel centro di Cannes, in realtà è un normale bar di quartiere a Barcellona. La cortesia della padrona è notevole ed il prezzo per due birre e due polpettine offerte come accompagnamento è di 2,5 €. Poco più in là , nella stessa via, c’è la Vinacoteca, un enorme magazzino di vini dove sembrano possibili le degustazioni…e le feste, dato che nottetempo vedo gli ultimi astanti uscire e all'entrata i resti inequivocabili di baldorie in via d’esaurimento.
foto di 3dom |
Il cibo, nel quartiere del Clot, non è niente male.
Sempre a breve distanza dall'hotel c'è La Coctelera. La stazza del gestore dovrebbe far comprendere che in questo posto si mangia. Anche qui colpisce l’arredamento, così naturale nella sua tipicità da renderlo affascinante.
Ma Barcellona non è soltanto enogastronomia. La sala Luz de Gas si trova nel Barrio Sant Gervasi. Si tratta di un vecchio teatro un tempo adibito a spettacoli di varietà , stile Moulin Rouge o Folies Bergère. Le porte di ingresso sembrano risalire alla Belle Epoque, all'interno si svela un locale bellissimo, dove il contemporaneo dei contenuti si fonde perfettamente con l'antico della struttura. Oltre al concerto cui debbo assistere, dalle 21,30 alle 23, è previsto il live di una cantante jazz americana alle 00,30. Dopo, discoteca, e il palco si trasforma in pista con bar annesso. Dietro le quinte si possono scorgere un bancone e degli scaffali posteriori forniti di bottiglie. Questa struttura programma musica dal vivo dal mercoledì al sabato. Sempre.
foto di Jon Iraundegi (atarpeirun) |
L'Auditori è la tappa successiva. Il suo edificio troneggia al centro del quartiere. La sala principale è bellissima, un teatro all'avanguardia, e l'acustica è perfetta, grazie forse ai pavimenti in palchetto - anche nei bagni - ed alle pareti in legno. E ascoltare il concerto della Cobla di Sant Jordi fa venire i brividi.
Remo Giordano: per lavoro a-normalmente viaggio. Sono spesso occupato la sera. Trascorro le giornate muovendomi, da una città all’altra, da un paese all’altro. Di solito non mi trattengo molto in un luogo, qualche ora, raramente più di un giorno.
Per lavoro mi capita di incontrare la gente del posto in cui sono, metropoli o villaggio che sia. E di condividere attimi importanti, instaurando talvolta rapporti che durano nel tempo nonostante le poche ore a disposizione.
Per lavoro mi succede di arrivare in quartieri e paesi in cui la vita scorre secondo le cadenze della quotidianità . Meno spesso mi trovo in luoghi conosciuti ai più. E non è usuale che abbia l’occasione di visitare le attrazioni dei luoghi conosciuti ai più.
Per lavoro dormo frequentemente fuori casa. E non ho il tempo di godermi una confortevole camera d’albergo. Me lo impone il mio lavoro. O forse il mio essere timoroso di perdere anche soltanto un secondo di vita.
Quando lavoro amo deviare dalla rotta autostradale e fermarmi a bere una birra sotto i viali di una città medievale. Lasciare che lo sguardo si perda nell’oscurità . Ascoltare musica mentre tutto intorno tace ed i compagni di viaggio dormono. Conoscere a memoria la successione di città in una determinata tratta. Affidarmi ad una stampata di cartina. Smarrirmi e chiedere indicazioni.
Passeggiare senza meta per le vie di un paese. Osservare in silenzio cosa succede intorno a me. Contare le regioni. Ricordare le volte precedenti. Scambiare due parole. Assaggiare il cibo. Fumare una sigaretta nel dehors prima di andare a dormire. Cercare un bar ancora aperto.
Quando lavoro telefono, scrivo, sorrido, parlo, mi preoccupo, guido, osservo, rido, viaggio, ascolto, conosco, impongo, vivo. Spesso il mio lavoro ha stancato, me e chi mi è stato vicino. Qualcuno sostiene che il mio non sia un vero lavoro ma non importa. Spesso penso che non lo cambierei per null’altro al mondo.
(Foto in alto tratta dall'album di Eva Perales su Flickr)
Nessun commento
Posta un commento