Avevamo lasciato Ernesto alla stazione di Lviv, in Ukraina. Il treno lentamente riprende il cammino in direzione dell’ultima meta: Cerkasy. Le immagini filtrate dal finestrino scorrono, il racconto continua! #2Ukraina4Matrimony
Ore 11.20: si parte per Cerkasy.
I treni in Ukraina sono divisi in 2 fasce, un po’ come in Italia: i veloci per i manager (russi…) e quelli dei pendolari, che sono il 95% di quelli che viaggiano in orari compatibili con la loro funzione. Ecco perché troverete tantissima gente che va a lavorare in treno, che è l’unico modo per muoversi in un Paese che non ha certo i mezzi di noi occidentali (l’automobile è un lusso, e chi ce l’ha viaggia con mezzi minimo di 20-25 anni…)
I treni in Ukraina sono divisi in 2 fasce, un po’ come in Italia: i veloci per i manager (russi…) e quelli dei pendolari, che sono il 95% di quelli che viaggiano in orari compatibili con la loro funzione. Ecco perché troverete tantissima gente che va a lavorare in treno, che è l’unico modo per muoversi in un Paese che non ha certo i mezzi di noi occidentali (l’automobile è un lusso, e chi ce l’ha viaggia con mezzi minimo di 20-25 anni…)
Varia umanità gioca a carte, pensa alla giornata di lavoro da affrontare, ai problemi della vita, ma anche si inter-relaziona, cerca di stabilire contatti: così una nonna costretta dalla vita ad emigrare in Europa cerca di riconquistare la fiducia del piccolo nipote giocandoci, ricordandoci qualcosa di molto simile al problema che affronteremo a Cerkasy…
Intanto il mondo scorre in una finestra che sporca la vista, ritaglia momenti chiusi in un silenzio irreale, sincopato e scandito dallo scorrere del treno…
Verde, azzurro, cimiteri, e poi ancora verde, acque, riflessi e verde, verde, verde…
Il colore tenue e tranquillo portatrice di speranza inonda la campagna ukraina, e ci preannuncia altre sorprese: le soste ristoratrici…
Perché alle 18.30 ci si ferma in una qualunque stazione dell’Ukraina e donne e uomini si offrono di rifocillare il viaggiatore con leccornie preparate con le proprie mani piuttosto che con gelati o ciliege e nespole…
Insediamenti industriali, case, chiese, qualsiasi cosa qui è coperto con un oggetto famelico e bandito da noi occidentali, e che mentendo a noi stessi diciamo di smaltire perché dannoso alla salute dell’uomo. Come se gli ukraini uomini non sono…
ETERNIT, maledetto e dannato, lo avevo già trovato (e denunciato) nei miei viaggi africani, 10 anni or sono. A quanto pare, i nostri compaesani continuano a perpetrare questa orribile pratica riconducibile al detto: mors tua vita mea.
Ed io me ne vergogno…
Altra sosta prima della nanna, prima che il sole si nasconda per qualche ora e rifaccia capolino a destinazione: a Cerkasy…
Ore 20.45: è incredibile vedere ancora gente che lavora nei campi a quest’ora, eppure è così…
Non facciamo in tempo a stenderci sui giacigli che le 4.45 dell’11 giugno sono arrivate, e con loro comincia a stagliarsi la sagoma soggetto assente di tutto il viaggio: Yaky…
Un tabellone luminoso silenzioso annuncia che sarà una bella giornata, e Yaroslav lo sa…
Che strana la vita: avere accanto un essere così docile e non sapere come chiamarlo, cosa essere per lui, come manifestarsi, cosa dirgli: in inglese, perché per fortuna lui l’ha già studiato e lo sa benino, a 11 anni. In attesa del bus che lo riporterà a casa, in campagna, fuori da Cerkasy, acquistiamo un gelato in un bazar già aperto alle 5.00.
Eccoli! arrivano, alla spicciolata, i bus che me lo porteranno via.
Lo riporteranno a casa, lontano dalla sua adorata mamma, in attesa che il tempo continui a scorrere lento, attendendo che qualcosa d’altro capiti, che tanto capita, a sconvolgere la vita.
Perché il cielo è uguale, ovunque tu vada…
Ciao Yaroslav, arrivederci in Italia…Testo e foto di Ernesto de Matteis.