Ernesto de Matteis (se non lo conoscete leggete la descrizione fatta da lui medesimo) ci racconta a un anno di distanza il suo viaggio in treno da Ivano-Frankivsk a Cerkasy. Ne viene fuori un reportage per immagini dell'Ucraina inedito, che nessun telegiornale o mezzo di informazione probabilmente mostrerebbe mai....
Ore 5.50 del 10 giugno 2013. Smaltiti i fumi del divertimento ma sopratutto la vagonata di emozioni post matrimonio e visita alla Casa della Felicità , la stazione di Ivano-Frankivsk ci attendeva per portarmi a vivere un'esperienza indelebile, di quelle che ti lasciano un segno profondo nell'Anima e che difficilmente dimentichi.
E' per questo che ho voluto aspettare 1 anno: troppo facile a caldo raccontare il tourbillon di sensazioni che ti investono tuo malgrado.
L'oblio, invece, è grande maestro nel soppesare e distillare l'importanza di ciò che si è vissuto, e valutarne veramente il peso e l'influenza che lascerà nella tua personalità , ed avendolo praticato più e più volte, lo consiglio vivamente ai miei Amici blogger...
A far ritornare vive certe vibrazioni tornano comode le immagini, croce e delizia (per via della digitalizzazione della fotografia) di ogni viaggio che ci riguarda, almeno da 10 anni a questa parte...
Ed allora eccolo, il resoconto: luminoso già alle 5, perché a giugno a quelle latitudini la luce è già presente prestissimo, il cielo rossastro dipinge gli edifici e le ferraglie trasportatrici parcheggiate sui binari...
I treni sono TUTTI dei colori della bandiera del paese di mia moglie: quel giallo-grano e blu-cielo ben riprodotto sui vagoni apparentemente datati. Dentro sono molto, molto più puliti di quelli nazionali, apparentemente più nuovi...
L'architettura delle stazioni delle città ukraine è di uno stile paragonabile al nostro neoclassico, con stilemi diffusi in tutta l'Ukraina dell'ovest e del centro. Quelle viste nel mio viaggio si somigliano moltissimo l'una l'altra: un corpo centrale a tutta altezza vetrato che sottintende atrio biglietteria e sale d'attesa, collegato a 2 torri laterali da 2 corpi di fabbrica a manica su 2 livelli, e queste altre a loro volta con altre maniche che ne estendono la superficie tutte sullo sviluppo in lunghezza parallelo ai binari quando si tratta di stazioni di passaggio, altrimenti presentano coperture a tutta luce se sono di testa.
Ma, come dicono i viaggiatori più scafati, il bello era ancora da venire...
E la posizione finestrino/corridoio (perché il vagone era comune con piani reclinabili che diventano letto sul lato profondo, mentre sul corridoio due sedute si confrontavano su di un tavolino che sottostà ad un altro piano/letto, tutto senza chiusure, rendendo l'ambiente poco privato e di conseguenza molto "social"...
E così ci lasciammo alle spalle la zona industriale a nord della città intitolata al poeta Ivan Franko, che pochi conoscono (ma studiando il quale capirete il perché di ciò che accade oggi in Ukraina), per far rotta verso Lviv, conosciuta anche come Leopoli. la città che ascolta...
La prima periferia è fatta di villaggi rurali, dove sempre ben presente è la religione, con le svettanti chiese cristiane di rito greco, che guai a voi se oserete definire ortodosse, perché così non sono...
E si comincia così a navigare nel verde diffuso delle campagne ukraine, il granaio d'Europa, ancor sonnecchiante e preda di nebbie dell'aurora e, guardando a nord, attanagliate ancora da una flebile lancia di luce....
...e le stazioncine locali puntellano coloratissime ogni singola fermata presentando umanità variegate
...e villaggi dove il tempo sembra non passare, che sembrano quieti imperturbabili e sereni. Sereni...
...per l'eternità ...
...per l'eternità ...
...edifici costruiti a difesa di un territorio conteso perché florido e operoso, fatto di gente buona, con un Animo propenso al fare, teatro nei secoli di feroci diatribe tra popoli “altri”...
E di nuovo periferie, che preannunciano la città prima tappa del viaggio: Lviv...
La città più importante dell'ovest, che raggiunge il milione di persone che ci lavorano proprio grazie ai treni che portano in città oltre 250.000 esseri umani, si presenta semplice e composta, tipica ed allo stesso tempo con una sua identità , fiera ed operosa...
Una chiesa ci accoglie nel centro storico. Nei suoi giardini ci sediamo per riposar le membra e l'Animo in attesa del treno che ci porterà a Cerkasy. Non ve ne dico il nome, la localizzazione, non vi parlerò delle sue peculiarità architettoniche, del pathos che si respira al suo interno.
Non facemmo in tempo a sentire il brulicare vivo di questa città dell'est che si dovette già ripartire
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