Il paesaggio lunare del parque nacional de Timanfaya è senza dubbio l'immagine più forte e vivida che conservo del mio breve (troppo breve) viaggio alle isole Canarie. Non può essere altrimenti quando i primi scenari che ti trovi di fronte, dopo appena 15 minuti dallo sbarco in aeroporto, sono distese di lava solidificata che assomigliano a campi di terreno vangato e coni vulcanici che si elevano dalla superficie pianeggiante per centinaia di metri.
Lanzarote è un'isola particolare, che non ti lascia indifferente. Ti prende e ti scuote lo stomaco, poi ti accarezza dolcemente. E', insieme, il nero e il rosso scuro della sua terra e il celeste del suo mare. E' un territorio aspro e selvaggio orlato da spiagge meravigliose... Un posto unico che ti spaventa e ti conquista. E Timanfaya è il suo cuore pulsante.
IL PARCO NAZIONALE DI TIMANFAYA
Il parco è una riserva della biosfera riconosciuta dall'Unesco, in altre parole protegge e conserva l'ecosistema e la sua biodiversità attraverso l'utilizzo sostenibile delle risorse naturali. Se avete letto il precedente post sul Jameos del Agua non potrà non venirvi in mente César Manrique, l'uomo che ha cambiato il volto di Lanzarote negli ultimi 40 anni attraverso opere invasive coraggiose ma perfettamente integrate nel territorio.
Il primo approccio a Timanfaya avviene proprio in una sua struttura, il ristorante panoramico collocato sull'altura dell'Islote de Hilario.
All'esterno vengono eseguiti una serie di esperimenti che mostrano al pubblico quale sia la natura del terreno che stanno calpestando: scavando con la pala una buca profonda una decina di centimetri e afferrando una manciata di terra si capisce immediatamente come mai la zona centrale del parco prenda il nome di Montañas del Fuego... 4 km più sotto scorre la lava!
Ad appena 10 metri di profondità la temperatura raggiunge i 600° ma già poco oltre i 10 cm si toccano i 100°!
All'esterno vengono eseguiti una serie di esperimenti che mostrano al pubblico quale sia la natura del terreno che stanno calpestando: scavando con la pala una buca profonda una decina di centimetri e afferrando una manciata di terra si capisce immediatamente come mai la zona centrale del parco prenda il nome di Montañas del Fuego... 4 km più sotto scorre la lava!
Ad appena 10 metri di profondità la temperatura raggiunge i 600° ma già poco oltre i 10 cm si toccano i 100°!
Per gli increduli c'è un'altra piccola dimostrazione che consiste nel versare mezzo secchio d'acqua in un buco del diametro di una ventina di centimetri. Un paio di secondi e una colonna di vapore simile a un geyser viene espulsa con violenza verso l'alto, per la gioia dei fotografi.
LA RUTA DE LOS VOLCANES
La parte più interessante della visita però è il giro in pullman nel parco lungo la Ruta de los Volcanes, un percorso asfaltato di 14 km all'interno di uno scenario che porta indietro agli albori del tempo... 50 (e rotti) chilometri quadrati di deserto, di zolle di lava solidificata, di paesaggi desolati dalle tonalità che spaziano dal nero al grigio e dal marrone al rosso.
La vegetazione all'apparenza è pari quasi a zero se si eccettuano le centinaia di specie di licheni che coprono le rocce con un velo sottile.
La vegetazione all'apparenza è pari quasi a zero se si eccettuano le centinaia di specie di licheni che coprono le rocce con un velo sottile.
A bordo del pullman passiamo accanto a grandi crateri e vediamo in lontananza alcuni dei 36 vulcani che punteggiano il parco, mentre la guida ci racconta l'origine di tutto ciò, un'eruzione di inaudita potenza che ebbe inizio il 1° settembre del 1730 e si protrasse per 6 lunghissimi anni distruggendo oltre 50 centri abitati, tra villaggi e piccole cittadine, e devastando un quarto del territorio di Lanzarote.
Quasi al termine della corsa una musica si sostituisce alla voce della guida. E' la colonna sonora di "2001 Odissea nello spazio", il capolavoro di Stanley Kubrick. Alcune scene del film furono girate qui e non si fatica a comprenderlo; nessun set poteva essere più appropriato di questo.
La gita dura una mezz'ora, durante la quale nessuno può scendere dal pullman. Un vero peccato... nemmeno una sosta per fare qualche scatto. Il parco è protetto in modo maniacale, forse anche per questo mantiene intatto il suo fascino.
Ai turisti non è consentito mettere piede sulle rocce laviche, nemmeno su quelle di tipo Pahoehoe (le più resistenti e meno pericolose, che reggerebbero al peso delle persone, almeno in teoria), nè tantomeno di avventurarsi nel parco.
A meno che non riusciate a prenotare (con molto anticipo!) una delle escursioni organizzate dalle Reservas Parques Nacionales, come ad esempio la Ruta del Litoral che si snoda su un percorso trekking di media difficoltà della durata di 3 ore, insieme a un guida specializzata.
Ai turisti non è consentito mettere piede sulle rocce laviche, nemmeno su quelle di tipo Pahoehoe (le più resistenti e meno pericolose, che reggerebbero al peso delle persone, almeno in teoria), nè tantomeno di avventurarsi nel parco.
A meno che non riusciate a prenotare (con molto anticipo!) una delle escursioni organizzate dalle Reservas Parques Nacionales, come ad esempio la Ruta del Litoral che si snoda su un percorso trekking di media difficoltà della durata di 3 ore, insieme a un guida specializzata.
Un altro piacevole modo, più alla portata di tutti, che consente di esplorare una parte del parco di Timanfaya è la passeggiata a dorso di cammello che parte nelle vicinanze del centro visitatori Mancha Blanca a Tinajo, sulla carretera de Yaiza.
IL RISTORANTE EL DIABLO
Prima o dopo il giro in pullman potete anche pranzare al restaurante El Diablo progettato da Manrique. La sua forma circolare e le vetrate trasparenti permettono di avere una vista sul parco a 180° mentre siete a tavola. La sua specialità? La carne cotta sulla brace del vulcano!
Altre informazioni le trovate sul sito ufficiale del parco www.mma.es e sul sito del turismo delle Isole Canarie.
Ti potrebbero anche interessare:
Ti potrebbero anche interessare:
Nessun commento
Posta un commento