Il terzo giorno del nostro #SicilyTour con #TheGira ci svegliamo al Bed&Breakfast Villa Diana, una bellissima villetta a pochi km da Agrigento e dalla Valle dei Templi. Niente visita alla città nè all’area archeologica però: il nostro obiettivo è arrivare a Trapani e fare una lunga sosta alla Scala dei Turchi. Un cannolo siciliano è quel che ci vuole per caricarci di energia e partire col nostro potente mezzo verso Porto Empedocle!
La calca che si trova in spiaggia e sopra quel candido sperone di marna che risponde al nome di Scala dei Turchi è inevitabile nei mesi più caldi dell’estate. A maggio o ad ottobre (vi ricordo che siamo in Sicilia, il bagno potete farlo da metà primavera a metà autunno) potete godervi molto di più questo spettacolo della natura e magari riuscire a fare qualche scatto senza quel nugolo di bagnanti che da lontano assomigliano a un esercito di formiche su una montagnola di zucchero.
Il sentiero che conduce al mare non è impegnativo, all’andata… è tutto in discesa, che ovviamente si traduce in una discreta salita al ritorno. La spiaggia è di sabbia finissima e per una decina di metri dalla battigia il fondale è poco profondo; in superficie affiorano lingue di marna.
Per raggiungere la scalinata ci sono alcune centinaia di metri ancora; una distanza ricoperta in larga parte dai teli da mare e dagli ombrelloni dei bagnanti. Il colpo d’occhio però non è male lo stesso.
In mezzo alla baraonda ognuno sceglie come occupare meglio il tempo: c’è chi decide di spalmarsi di fango la pelle con la speranza che quel miscuglio argilloso la renda liscia come il bianco terrazzamento; c’è chi si distende sulla roccia a prendere il sole e chi si tuffa nel “grande blu”. A pochi metri dall’area fangosa l’acqua è limpidissima e di un color azzurro che risalta ancor di più il candore della Scala.
Saliamo anche noi sui gradini, facendo ben attenzione a non scivolare, e scolliniamo quel piccolo promontorio. Un inaspettato panorama si apre davanti agli occhi. Il cuore si surriscalda, ma non è colpa del sole cocente; la pelle (adesso ben levigata) si accappona, ma non c’è un alito di vento. La vista di quella parete bianca a strapiombo sul mare rimarrà uno dei ricordi più indelebili del nostro periplo della Sicilia in ape calessino.
Un’ultima curiosità: perché quel nome? Ogni sito, ogni blog, ogni pagina web che parli della Scala dei Turchi spiega che deriva dalle scorribande dei pirati saraceni, che qui trovavano rifugio.
E’ ora di ripartire, prossima tappa Erice!