Sul sentiero che dal paese di Orsigna sulle montagne pistoiesi porta all'Albero con gli Occhi di Tiziano Terzani e nei luoghi tanto cari al giornalista e scrittore fiorentino che qui trascorse i momenti più piacevoli e gli ultimi giorni della sua vita.
"Orsigna mi ha messo la poesia nella vita, ci sono venuto da ragazzo, questo rimane il posto del mio cuore e rimane il mio rifugio. Dovunque sono stato nel mondo, qualunque cosa mi succedesse, tranne l’incontro con la Signora dal mantello nero, avrei potuto rifugiarmi all’Orsigna" (T. Terzani).
Era da tanto, troppo tempo che desideravo andare ad Orsigna, così approfittando di una bella giornata di aprile io e Sara siamo partiti in auto verso l'Appennino tosco-emiliano. La meta è Orsigna, un piccolo comune collocato a 800 metri di altitudine sulle montagne di Pistoia, a 29 km dal centro della città toscana.
Imposto la destinazione sul navigatore: 59 km da percorrere, 1h e 08' percorrendo la strada più veloce, traffico regolare. Praticamente dietro l'angolo di casa... non riesco a darmi una spiegazione di come mai in tutti questi anni non mi sia mai ritagliato una giornata da dedicare a questa "gita fuori porta".
COME ARRIVARE AD ORSIGNA
Orsigna si raggiunge comodamente in macchina percorrendo la sr66 che sale da Pistoia fino a Pontepetri e da lì seguendo la SP632 che passa da Pracchia e arriva dopo 3,5 km in paese. L'alternativa è il treno, che scendendo a Pracchia, la stazione più vicina, permette di seguire il cammino che nelle prime scene del film "La fine è il mio inizio" (*) si intuisce solamente (è il figlio Folco interpretato da Elio Germano a uscire dalla piccola stazione e ad arrivare a piedi alla casa del padre) e passando dal paesino di Vizzero conduce a Orsigna attraverso il bosco.
Il paese di Orsigna |
(Chi sceglie questa seconda opzione pianifichi i tempi con attenzione perché i treni che giornalmente fermano a Pracchia non sono molti).
Entriamo in paese in auto e troviamo parcheggio nella piazzetta accanto al bar, dietro la chiesa. Orsigna è più piccola di quanto immaginassi: secondo Wikipedia gli abitanti sono appena 61. In maggioranza anziani, avrebbe aggiunto Terzani.
Se volete ridurre al minimo la fatica invece di parcheggiare dovete oltrepassare il gruppetto di case e proseguire lungo la strada asfaltata per alcuni chilometri fatti di tornanti a U fino a raggiungere Case Cucciani. Qui necessariamente il tragitto in auto si interrompe e occorre farsi l'ultimo breve tratto a piedi.
Noi preferiamo fare una sgambata e lasciata la macchina ci incamminiamo.
IL SENTIERO CAI N°5: DA ORSIGNA A CASE CUCCIANI
In pochi minuti usciamo dal centro abitato e alla prima curva a gomito troviamo il molino di Berto, un vecchio mulino ad acqua dell'Ottocento ristrutturato e trasformato in ristorante (una buona sosta per un pranzo o, come abbiamo fatto noi, uno spuntino). Di fianco una scalinata conduce all'Ecomuseo della montagna pistoiese, ma decidiamo di rimandare la visita al ritorno e andiamo avanti.
Qualche centinaio di metri e, sulla destra, ha inizio un sentiero sterrato che entra nel bosco, riconoscibile anche grazie a una edicola votiva con un'effige della Madonna sopra un piccolo altare. E' il CAI n° 5, il nostro sentiero!
Man mano che avanziamo il terreno si fa più impervio e laddove l'acqua ha formato delle pozze sguazzanti nel fango, anche più scivoloso. La difficoltà non è alta ma nemmeno è un itinerario in piano... considerate che si tratta di un percorso in costante ascesa, ben segnalato, che dura 30-40'.
Il sentiero torna sulla strada asfaltata in prossimità di Case Moretti, un gruppetto di case in gran parte tenute come seconda dimora o affittate ai turisti. Qui la segnaletica è meno evidente e per non sbagliare chiediamo informazioni ai primi passanti che ci vengono incontro. La strada diretta alla nostra meta è quella asfaltata sulla sinistra ma sul tracciato a destra ci torneremo più tardi (e sarà una bella sorpresa).
Dopo nemmeno 50 metri incrociamo il cartello che indica l'"Albero con gli occhi", visibile da coloro che provengono da Orsigna in auto. Superiamo Case Aldria e un passo dopo l'altro, tutto in piano, giungiamo a Case Cucciani. La strada percorribile in macchina termina qui.
IL SENTIERO TERZANI: DA CASE CUCCIANI ALL'ALBERO CON GLI OCCHI
Case Cucciani sembrano di recente costruzione, proprio sul percorso obbligato che dobbiamo fare noi per arrivare a destinazione. Passata la fugace (e fallace) impressione di violare una proprietà privata continuiamo per altri 15' finché non troviamo il cartello che cercavamo, "Il sentiero di Tiziano", preceduto da un altro che reca alcune frasi di Terzani sulla Valle dell'Orsigna, quasi un ode al bel tempo che fu.
"Valle natia, non ti riconosco! Non assomigli a quando ero bambino. [..] L'uomo che dice... bella questa valle!... Non valuta com'era nel passato!... Abbandonando armenti, prati e calle, le radici di vita s'è tagliato!..."
Un altro piccolo sforzo ed ecco comparire l'ultima segnalazione che indica l'Albero con gli Occhi, ai margini di uno spiazzo che getta la vista sulla valle e Orsigna.
Per accedere bisogna un po' farsi largo tra i rami e le fronde della vegetazione... forse dall'ultima volta in cui i volontari del CAI o chi per essi avevano fatto pulizia era passato del tempo, o forse l'ingresso è lasciato così volutamente in modo che si debba chinare la testa mentre si entra in questo luogo, come segno di rispetto.
Raccolto a semicerchio intorno al grande albero c'è un gruppetto di persone che non saprei altrimenti definire se non "pellegrini". Uno di loro sta leggendo alcuni passi di un libro mentre gli altri, seduti con le gambe incrociate, ascoltano in silenzio come fosse un salmo.
Io e Sara ci sentiamo quasi a disagio in quest'atmosfera resa così solenne, ma al di là del tributo a quello che in molti considerano un maestro di vita e del forte significato simbolico che assume l'Albero con gli occhi - addobbato con le bandiere di preghiera tibetane - non c'è dubbio che questa piccola esperienza ti lasci qualcosa dentro. Se non altro ti accorgi di quanto sia seducente il bosco della Valle dell'Orsigna, di quanta natura selvaggia e poco conosciuta sia presente anche a poca distanza da casa tua e di quanto ci sia bisogno ogni tanto di prendersi una pausa dal ritmo frenetico di tutti i giorni per immergersi in se stessi. Guardarsi dentro e staccarsi dal mondo proprio là dove la realtà ti appare più incantevole.
L'ALBERO CON GLI OCCHI... COSA RAPPRESENTA?
Citando e riassumendo direttamente le parole di Terzani: "Noi pensiamo sempre che gli alberi siano delle cose che si possano tagliare, allora a questo ho messo gli occhi. Sono occhi indiani, che loro mettono sulle pietre. Perché se Dio è ovunque, per renderlo visibile a una mente semplice bisogna che abbia degli occhi, che sia come un umano. E allora ho portato dall'India questi occhi e gli ho messi a quest'albero, per mio nipote. così che gli potevo spiegare che questo albero ha vita, ha gli occhi come noi e non è che si può tagliare così impunemente... anche lui ha una logica di essere qui. Tutto ha diritto a vivere, anche quest'albero, e se proprio un giorno andrà tagliato perché cade sulla casa o quant'altro, bisognerà parlargli, chiedergli scusa prima di farne legna."
DA CASE MORETTI DI NUOVO SUL SENTIERO N°5
Se avete preso nota dei tempi di percorrenza da Orsigna all'Albero con gli occhi vi sarete resi conto che per fare questa escursione è sufficiente poco più di un'ora.
Volendo prolungare il trekking e scoprire altri luoghi della zona si può:
- iniziare il percorso da Pracchia (come scritto sopra);
- andare oltre la "terrazza naturale" dove si trova l'Albero con gli occhi;
- scegliere di riprendere il sentiero CAI n° 5 che si era abbandonato a Case Moretti.
Noi casualmente abbiamo intrapreso quest'ultimo cammino e ci siamo trovati nel bel mezzo di un bosco incantato!
I castagni lasciano il posto alle faggete e già dopo poche centinaia di metri le radici degli alberi affiorano dal terreno contribuendo a creare uno scenario spettrale, impressionante.
In alcuni punti si ha la sensazione che i tronchi si vogliano staccare dal terreno e proteggano il passaggio all'interno del bosco. Dopo mezzora di cammino si apre una radura e poi uno spazio aperto. In lontananza sentiamo il belato di un gregge, l'unico suono che infrange il silenzio. Incontriamo una casetta abbandonata ma in buone condizioni e alcuni cartelli ci segnalano che proseguendo potremmo raggiungere il rifugio di Porta Franca, il monte Gennaio o addirittura il Corno alle Scale e il mitico (per me e Sara che qualche lustro fa lo conquistammo dopo un faticoso trekking iniziato alla Doganaccia, in una fredda splendida giornata invernale... ma questa è un'altra storia) Lago Scaffaiolo, appena oltrepassato il confine con l'Emilia.
Per noi il tempo a disposizione comincia a scarseggiare e decidiamo di fare marcia indietro.
L'ECOMUSEO DELLA MONTAGNA PISTOIESE
Un piccolo accenno lo merita questo museo all'aperto che mostra il processo di essiccazione, sbucciatura e macinatura delle castagne per la produzione della farina che un tempo era una delle attività principali di Orsigna. Scendendo dal Molino di Berto si incontra una prima casetta con alcuni strumenti di lavoro sotto la tettoia del porticato e più in basso, attraversando il ruscello sui ponti" salvatici" costruiti secondo il progetto di Leonardo da Vinci (senza l'uso di chiodi e corde, come descrisse nel Codice Atlantico) una carbonaia e il Molino di Giamba, anch'esso dell'Ottocento. L'accesso è libero e all'interno del parco ci sono tavoli e panche in legno per il picnic.
(*) "La fine è il mio inizio" è stato l'ultimo libro scritto da Tiziano Terzani, pubblicato postumo. Da questo è stato tratto l'omonimo film uscito nelle sale nel 2010 e diretto da Jo Baier, alla cui sceneggiatura hanno contribuito anche Tiziano e Folco Terzani, interpretati da Bruno Ganz ed Elio Germano.
Altre idee per trascorrere una giornata o un weekend sull'Appennino pistoiese o in provincia di Pistoia:
Nessun commento
Posta un commento