Città di Castello, la porta dell'Umbria e del territorio perugino della Valtiberina per chi giunge da nord. Oltre a essere la base ideale per visitare l'alta Umbria è il suo centro culturale, storico e commerciale più importante e una bella meta a cui dedicare un weekend.
In origine era Tiferno, nome coniato dagli Umbri, che si insediarono sulla riva sinistra del Tevere al confine col territorio etrusco. Dopo 3 millenni gli abitanti della città che venne costruita sulle ceneri di quell'antico nucleo si chiamano ancora tifernati, nonostante la denominazione sia cambiata più volte: i Romani seguirono la linea della continuità battezzandola Tifernum Tiberinum appena la conquistarono nel 295 a.C., poi nell'VIII secolo per mano dei Longobardi fu Castrum Felicitatis ("La città della felicità"! Tutto questo nei cosiddetti Secoli Bui!), infine nel X secolo divenne Civitas Castelli, nonostante che... qui un castello non sia mai esistito!
Ci sono le doppie mura che cingono il centro storico, visibili in alcuni tratti, e soprattutto ci sono numerose torri di forme e dimensioni differenti che le conferiscono uno skyline che indurrebbe a pensare di trovarsi di fronte a un borgo medievale, ma no, qui un maniero non c'è mai stato.
La vista di Città di Castello dal parcheggio al parco dell'Ansa del Tevere |
E nemmeno si può parlare di città del Medioevo, come stavo accennando poco sopra, tutt'altro!
Città di Castello si distingue dall'intera Umbria per essere l'unica di stampo rinascimentale!
La prosperosa cittadina del periodo romano, costruita con i denari del facoltoso Plinio il Giovane (uno dei più valenti autori delle cronache d'epoca, assai noto tra gli studenti liceali) venne spazzata via dall'invasione barbarica dei Goti nel VI secolo e ricostruita per volontà e opera del vescovo Florido, omaggiato da allora e per i secoli a venire dal conferimento del titolo di patrono (a lui è dedicata la giornata del 13 novembre con solenni cerimonie e festeggiamenti).
Però fu il Rinascimento a vederla risplendere grazie alla famiglia Vitelli, che la rimodellò con l'opera e l'ingegno degli architetti toscani Antonio da Sangallo e Giorgio Vasari, tanto caro alla famiglia fiorentina de'Medici. Sotto la loro Signoria Città di Castello divenne un centro elegante e fiorente sotto ogni punto di vista.
In un soleggiato sabato di primavera lo storico Dino Marinelli - esperto conoscitore e autore di una collana di libri dedicati a Città di Castello - ci ha accompagnato in una lunga passeggiata attraverso le sue vie e grazie a lui abbiamo finalmente fatto la conoscenza di questa cittadina - seconda per estensione nella provincia solo a Perugia - che spesso abbiamo sfiorato diretti in altre zone dell'Umbria.
I LUOGHI D'INTERESSE DI CITTA' DI CASTELLO
Città di Castello si apprezza anche girovagando senza un programma preciso, sbirciando qua e là tra le sue viuzze e lasciandosi guidare dalla curiosità. Tuttavia un itinerario già tracciato può aiutare ad orientarvi meglio e a indirizzarvi verso i posti che ai vostri occhi richiamano più interesse.
In questa mappa ho raccolto quelle che secondo me sono le 10 attrazioni imperdibili:
Il mio consiglio è di parcheggiare fuori dalla doppia cinta muraria, ad esempio intorno al grande parco dell'Ansa del Tevere per poi accedere all'interno della cittadina da via Marchesani, oppure lasciare l'auto intorno al parco Vitelli e iniziare la visita dal Palazzo Albizzini.
Le mura di fronte al parco dell'Ansa del Tevere |
La Fondazione Palazzo Albizzini
Questo palazzo in stile rinascimentale fiorentino della metà del XV secolo si trova in piazza Garibaldi e deve il suo nome alla famiglia degli Albizzini. Dal 1981 è una delle sedi, la prima in ordine cronologico, della Fondazione Burri e sui suoi tre piani ospita 130 opere realizzate dal maestro tifernate tra il 1948 e il 1981, in gran parte "Catrami, Muffe, Gobbi, Sacchi, Legni, Ferri, Combustioni, Cretti e Cellotex" (dal sito ufficiale www.fondazioneburri.org) e bozzetti per scenografie.
Il Palazzo del Podestà
Proseguendo per via Albizzini e svoltando a sinistra in via Mario Angeloni si raggiunge in una decina di minuti piazza Matteotti, uno dei principali luoghi simbolo di Città di Castello. Qui si affacciano alcuni dei palazzi più eleganti, tra questi il Palazzo del Podestà opera di Angelo da Orvieto (che lo completò nel 1368, la facciata neoclassica venne rifatta nel 1687), immediatamente riconoscibile grazie ai due orologi che indicano rispettivamente le ore e i minuti, il palazzo Bufalini, il palazzo Bondi-Mancini e il palazzo Cappelletti.
La Torre Civica
Con l'eccezione degli ex seccatoi che fanno parte della Fondazione Burri tutti i maggiori luoghi di interesse sono situati a breve distanza gli uni dagli altri. In pochi minuti di cammino da piazza Matteotti si raggiunge la possente Torre Civica, datata XIII secolo, che presenta all'esterno gli stemmi delle famiglie rinascimentali e la traccia dell'affresco commissionato a Luca Signorelli dai Priori nel 1474. Nonostante sia nota anche come Torre vescovile (si trova accanto al palazzo del vescovo) è uno degli emblemi del potere temporale della cittadina ed è stata anche un carcere.
Se qualcuno si domandasse se sia un po' storta la risposta è "sì", lo è... a causa soprattutto del terremoto del 2007 che ha provocato anche altri danni per i quali sono stati necessari lavori di restauro terminati da poco tempo.
Il Palazzo Comunale
L'altro centro nevralgico che contende a piazza Matteotti il primato cittadino è piazza Gabriotti, che vede ergersi uno di fianco all'altro gli edifici più importanti di Città di Castello. Il primo che si incontra provenendo dalla Torre Civica è il Palazzo del Comune (o dei Priori), ultimato nella prima metà del XIV secolo da Angelo da Orvieto. Il portone principale nelle ore diurne è sempre aperto e consente di visitare l'atrio con le sue colonne a base ottagonale, le volte a crociera e la magnifica scalinata del Cinquecento che porta alla Sala del Consiglio del primo piano.
La Cattedrale San Florido e Amanzio
Accanto al Palazzo Comunale troviamo il Duomo, dedicato ai santi patroni della cittadina. In seguito alla distruzione della prima cattedrale per mano dei Goti nel VI secolo Città di Castello si trovò senza il suo luogo principale di culto ma grazie all'intervento del vescovo Florido agli inizi del secolo successivo venne ricostruita e nel 1450 accolse nella cripta le reliquie dei santi Florido e Amanzio.
Da fuori sinceramente non mi aveva impressionato, gli interni invece valgono assolutamente una visita con gli affreschi che raffigurano la vita del santo vescovo, la cripta sopra citata (all'interno della chiesa inferiore, costruita nella seconda metà del XV secolo) che accoglie anche la statua della Madonna nera e il magnifico soffitto a cassettoni del 1699.
Il museo del Duomo
Tra i reperti di arte sacra che sono esposti ci sono il Cristo Risorto di Rosso Fiorentino, una Madonna del Pinturicchio e il Tesoro di Canoscio, una collezione di oggetti eucaristici di età paleocristiana.
Una curiosità: nel Capitolo dei Canonici venne eletto il Papa Celestino II.
Il Campanile rotondo
La torre cilindrica è uno dei simboli della città. La sua costruzione risale alla metà del XI secolo e l'aspetto attuale mantiene alcuni elementi romanico-bizantino uniti ad altri rinascimentali dovuti alle ristrutturazioni del XIV-XV secolo.
Dopo alcuni lavori di restauro la torre è nuovamente aperta al pubblico! Questo è il panorama che si gode da lassù.
La Chiesa di San Domenico
La più grande chiesa di Città di Castello è domenicana e risale al XV secolo (sebbene i lavori vennero iniziati il secolo prima). La facciata incompiuta ed essenziale le conferisce un'aria austera che si conferma al suo interno, costituito da una sola ampia navata le cui pareti presentano numerosi affreschi frammentati (e restaurati) del Quattrocento.
La Chiesa di Santa Maria Maggiore
La chiesa venne fatta costruire alla fine del XV secolo da Niccolò Vitelli con i resti della rocca fatta demolire qualche decennio prima.
La Pinacoteca Comunale al Palazzo Vitelli alla Cannoniera
Tra i cinque palazzi della famiglia Vitelli il Palazzo Vitelli alla Cannoniera (così chiamato in quanto nei pressi sorgeva una fonderia di cannoni) è senza dubbio il più bello. Merito dell'apporto di Giorgio Vasari che ideò la decorazione a graffiti presente sulle mura esterne, opera di Cristofano Gherardi.
Costruito tra la fine del Quattrocento e la metà del secolo successivo, il palazzo è legato ad alcune leggende popolari la più famosa delle quali ha per protagonista la "sora Laura", amante di Alessandro Vitelli: si narra che la cortigiana, confinata tra le mura del palazzo per mesi interi in attesa che il soldato di ventura facesse ritorno dai campi di battaglia, passasse il suo tempo a ricamare fazzoletti ornati con merletti che lasciava cadere dalla finestra della sua camera richiamando l'attenzione di baldi giovanotti che si trovavano, incautamente, a passarvi sotto.
Attirati dalla bellezza e dall'invitante richiamo i giovani non sapevano che dopo l'incontro passionale era loro riservato un atroce destino. La sora Laura li faceva uscire da una botola della sua camera che nascondeva delle lame aguzze...
Ma torniamo ai giorni d'oggi! Palazzo Vitelli alla Cannoniera ospita la Pinacoteca Comunale, il secondo museo regionale più importante dopo la Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia.
Nelle sue ventuno sale trovate esposti dipinti che vanno dal Trecento fino al secolo scorso tra cui gli affreschi di Cristoforo Gherardi e Cola dell'Amatrice, in particolare le storie dei grandi condottieri dell'antichità nel Salone d'Onore fatte dipingere per volere di Alessandro Vitelli, lo stendardo della SS Trinità del giovane Raffaello, una grande pala "Madonna in trono col Bambino e sei angeli" del Maestro di Città di Castello e numerosi dipinti di Luca Signorelli tra cui spicca "il martirio di San Sebastiano".
La Collezione Burri agli ex essiccatoi
Fuori dal centro storico di Città di Castello, a 1 km dal Palazzo Albizzini, si trovano gli stabilimenti che un tempo erano adibiti a seccatoi del tabacco. Il complesso industriale nacque alla fine degli anni '50 e continuò la sua attività fino agli anni '70, quando la coltivazione di tabacco tropicale venne abbandonata.
Poi ci fu la svolta: nel 1978 un capannone venne concesso gratuitamente ad Alberto Burri, artista tifernate che faceva dell'uso dei materiali innovativi e di riciclo il suo tratto distintivo, per riadattarlo a museo e ospitare il suo primo ciclo pittorico, "Il Viaggi". Fu il primo passo verso la costituzione della seconda sede della Fondazione Burri. Nel 1990 venne inaugurato lo spazio espositivo con 128 opere del maestro realizzate tra il 1970 e il 1993.
Oltre alle sculture gigantesche collocate all'esterno degli stabilimenti (in cui sono ancora visibili alcune strumentazioni utilizzate per il trattamento del tabacco) sono in mostra i cicli pittorici che hanno reso famoso Burri, dal "Rosso e Nero" a "Non Ama il Nero".
Il 12 marzo 2017 al piano inferiore degli ex seccatoi è stata aperta la nuova sezione di 4.000 mq dedicata alle opere grafiche di Alberto Burri. Di fatto il terzo museo Burri, che raccoglie 200 opere che testimoniano lo studio e le sperimentazioni sui colori e sui materiali compiute dal prolifico artista.
Per maggiori informazioni: www.fondazioneburri.org.
Il Centro Garavelle delle tradizioni popolari
Si trova a 6 km da Città di Castello ma se avete l'opportunità di andarci prendete un appuntamento e visitatelo. Del Centro Documentazioni Delle Tradizioni Popolari "Livio Dalla Ragione" ho parlato in "Weekend in Alta Umbria tra borghi e piatti tipici | itinerario in Valtiberina".
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Il nostro weekend nella Valtiberina umbra è stato reso possibile da Visit Alta Umbria e da Bottega delle Idee - Cultura e Turismo che hanno organizzato un blog tour in collaborazione con le realtà locali.
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