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Cosa vedere ad Arcevia e al castello di Loretello

Il racconto del nostro viaggio nelle Marche giunge al termine con le ultime due tappe: Arcevia e Loretello! Scoprirete quanta bellezza racchiudano la cittadina di Arcevia e il castello di Loretello, entrambe deliziosamente posate sulle morbide colline della provincia di Ancona poco prima che i rilievi dell'Appennino inizino a disegnare un paesaggio d'altro genere.

castelli Arcevia e Loretello


ARCEVIA E I 9 CASTELLI


Negli ultimi 10 anni io e Sara abbiamo viaggiato spesso nelle Marche e mi sono sempre domandato come sia possibile che molti, sempre meno per fortuna, non conoscano ancora quello che ha da offrire questa splendida regione a cui non manca davvero niente!!
Prendiamo ad esempio Arcevia! La conoscete? Sapevate che all'interno del suo comune si trovano ben 9 castelli medievali disposti quasi ad anello che sono letteralmente uno più bello dell'altro?
Purtroppo per mancanza di tempo non siamo riusciti a vederli tutti, stavolta, ma un bell'itinerario che permetta di visitarli con calma è sicuramente un'idea ci stuzzica e chissà che non si realizzi presto! 

Arcevia Porta Santa Lucia Marche

Ma torniamo al nostro giro! Prima di goderci il tramonto a Loretello con un buon calice di vino marchigiano abbiamo visitato Arcevia 😊.


CENNI STORICI: ARCEVIA IERI E OGGI


Arcevia (con l'accento acuto sulla "e") è il borgo più rappresentativo della Valle del Misa, in provincia di Ancona, un territorio rurale che fino alle soglie del XX° secolo presentava lungo il fiume numerosi mulini ad acqua per la macina del grano e del mais e oggi punta molti sulle coltivazioni biologiche, in particolar modo zafferano e lavanda, oltre al già citato granturco.

Mentre percorriamo la strada che conduce al paese ed iniziamo a intravederne la figura intuiamo quanto la sua posizione, adagiata sul monte Cischiano, doveva essere terribilmente strategica in passato, così predominante sul territorio circostante. Sebbene le sue origini risalgano al periodo delle invasioni dei Galli Senoni e ai Franchi si debba l'intitolazione a San Medardo della cattedrale, è nel XII° secolo che il comune assume un ruolo importante, di sovranità su oltre 40 castelli e sui villaggi contadini del comprensorio, iniziando al contempo la costruzione della cinta muraria. 

Arcevia panorama Marche

Furono proprio le mura, ingrandite e rafforzate nel corso dei secoli, a darle il nome di Rocca Contrada (="insediamento fortificato") che le rimase fino al 16 settembre 1817 quando Papa Pio VII le conferì il titolo di "città" con il nome di Arcevia (dall'unione dei termini latini "arces" e "via").

COSA VEDERE AD ARCEVIA


Quello che vi propongo è l'itinerario a piedi che abbiamo fatto noi dopo aver parcheggiato nella centralissima piazza Garibaldi, di fronte al municipio. Seguendo corso Mazzini dopo circa 150 metri troverete una breve scalinata che vi porterà in via Battistelli e dopo un altro centinaio di metri l'ingresso dei giardini pubblici Giacomo Leopardi di fianco all'ex chiesa San Pietro e Giacomo apostoli di cui è ben visibile il porticato.

Il giardino Leopardi


All'interno di quest'ampia area verde dislocata su tre livelli ci sono piante di vario genere, panchine originali fatte coi rami d'albero, e soprattutto diversi punti panoramici, bellissimi e da diverse angolazioni, che spaziano dagli Appennini umbro-marchigiani al Mar Adriatico. 

Giardino Leopardi Arcevia

Dal punto più alto si innalzava il cassero - la roccaforte del sistema difensivo di Rocca Contrada finché non venne smantellata - che fu protagonista e testimone di conflitti epici (e vittoriosi) contro capitani di ventura come Angelo della Pergola o agguerriti condottieri come Sigismondo Malatesta. 
Oggi Arcevia è l'emblema della tranquillità e i giardini sono il luogo ideale se cercate qualche attimo di relax.

La chiesa di Sant'Agata


Tornando in corso Mazzini troviamo sulla destra la chiesa di Sant'Agata del XIV° secolo. Quando nel 1582 Arcevia ricevette le Reliquie della Santa Croce e della Corona di spine fu questa chiesetta a pianta circolare ad accoglierle e conservarle fino a quando non vennero spostate nella Collegiata di San Medardo. Merita una breve visita per le sue decorazioni a stucco e l'organo in noce del 1800.

Chiesa Sant'Agata Arcevia

Il teatro Misa


Pochi passi ancora e dallo stesso lato della strada accediamo al Palazzo dei Priori (del XIV° secolo) il cui ultimo piano ospita il teatro storico di Arcevia. Una vera chicca! Venne costruito nel 1840, al posto di un preesistente teatro, su tre ordini di palchi (per una capienza complessiva poco al di sotto dei 200 posti) e con una serie di bellissimi affreschi raffiguranti motivi floreali, allegorici e geometrici che nel soffitto fanno da contorno a un grande lampadario di vetro all'interno di una stella a otto punte circondate da immagini di poeti e muse.

Teatro Misa Arcevia

In tutta sincerità, ci avrebbe colpito anche se lo avessimo trovato completamente vuoto, ma ascoltare le note di "7 nation army" dei The White Stripes, di "Smoke on the water" dei Deep Purple e di un altro paio di motivi degli AC/DC suonati da dei giovani allievi di una scuola di musica, oltre a farci apprezzare l'ottima acustica ci ha reso la permanenza estremamente piacevole! Sarei rimasto ancora a lungo ad ascoltarli! (Su Instagram, nelle Stories in evidenza sulle Marche, trovate il video del nostro ingresso nel teatro).

La Collegiata di San Medardo


La passeggiata continua sul corso Mazzini - che come avrete intuito è la via principale del paese e accoglie negozi, bar e altre attività commerciali - e dopo esserci soffermati davanti al municipio per qualche scatto alla torre civica di 36 metri e ai merli di quel che un tempo era il palazzo del podestà, raggiungiamo in pochi minuti la cattedrale, il monumento storico più rappresentativo di Arcevia.

Arcevoa Collegiata San Medardo Marche

La Collegiata, originaria del XIII° secolo e successivamente ricostruita nel 1634, è intitolata a San Medardo, scelta apparentemente singolare e unica in Italia: il motivo in realtà è semplice e ricollegabile al dono di una reliquia del santo francese da parte di Carlo Magno.

Al suo interno sono custodite opere di una certa rilevanza a partire dall'altare (un "dossale" per essere precisi) in terracotta invetriata "la Madonna col Bambino tra i Santi Giovanni Battista e Gerolamo" del fiorentino Giovanni della Robbia che la realizzò agli albori del XVI° secolo per l'eremo di San Girolamo. 

dossale della robbia arcevia collegiata

Ci sono poi due opere di Luca Signorelli da Cortona, anch'esse del medesimo periodo (il "Polittico di Arcevia" e il "Battesimo di Gesù"), il "Giudizio universale" del pittore Ramazzani (fine XVI° secolo) e la "Pietà" di Giuseppe Gigli, un'opera contemporanea (è del 2008!) acquistata dagli abitanti di Arcevia con sottoscrizione popolare e donata alla Collegiata. 

Arcevia Collegiata San Medardo Signorelli
Arcevia Collegiata Giuseppe Gigli

Il giro di visita non può non includere il coro ligneo del tedesco Corrado Teutonico e la minuziosa riproduzione in scala della Collegiata e delle altre chiese di Arcevia ad opera di Giuseppe Pastori, che abbiamo avuto la fortuna e l'onore di incontrare casualmente proprio nella Collegiata!

Collegiata San Medardo Giuseppe Pastori

La Porta di Santa Lucia


Al termine di corso Mazzini si apre sulla destra un piccolo raccordo che conduce a via Mura, la strada che affianca la cinta muraria medievale di cui parlavo all'inizio. L'antica Rocca Contrada vantava una difesa praticamente inespugnabile, costruita e ampliata tra il XII° e il XVI° secolo, costituita dalle mura (in gran parte percorribili e ben conservate) intervallate da torrioni circolari, da torrioni poligonali e da cinque porte, quattro delle quali sopravvissute fino ad oggi: Porta Romana, Porta Sant'Agostino, Porta del Sasso e Porta Santa Lucia.

Porta Santa Lucia Arcevia Marche

Proprio da Porta Santa Lucia scattiamo alcune delle foto più belle dello splendido paesaggio arceviese.

Arcevia porta santa lucia

Il complesso culturale di San Francesco


Per l'ultima tappa della nostra visita torniamo su corso Mazzini e ci dirigiamo nella direzione opposta alla precedente, verso piazza Garibaldi.
Un portone in legno costituisce il varco di accesso al complesso di San Francesco, insieme alla Collegiata l'attrazione di Arcevia che non dovete assolutamente perdervi!
Convento di frati francescani fino all'unità d'Italia, oggi è il maggiore centro culturale del paese e comprende:

→ la chiesa francescana in stile barocco, riccamente decorata con stucchi e affreschi (in realtà ne è rimasto solo uno ma bellissimo e molto ben conservato che riproduce una Vergine del Parto).

→ Il chiostro della chiesa (del XVI° secolo) con alcuni affreschi parzialmente conservati che ritraggono alcune scene della vita di San Francesco.

→ Il museo archeologico statale, minuto ma incredibilmente traboccante di reperti del Paleolitico, delle Età del ferro e del bronzo, di epoca etrusca e romana.

→ L'archivio storico arceviese, con più di 1800 pergamene del periodo XIII°-XVI° secolo.

→ La biblioteca e la galleria d'arte moderna e contemporanea, un'altra autentica sorpresa, con le opere di Quirino Ruggero, le sculture di Edgardo Mannucci (grande esponente dell'arte plastica informale) e i dipinti a olio del cittadino più illustre di Arcevia, Bruno Bruni detto Bruno d'Arcevia! Tra le opere di quest'ultimo ve ne segnalo una di grandi dimensioni dove figurano molti pittori, critici e amici artisti dello stesso Bruno d'Arcevia tra cui anche un giovane Vittorio Sgarbi.

Arcevia complesso San Francesco Marche
Arcevia Galleria arte contemporanea moderna
Arcevia Galleria arte contemporanea moderna
Arcevia galleria arte vittorio sgarbi

IL DOLCE TIPICO DI ARCEVIA


Questa bella passeggiata vi ha stimolato un po' l'appetito? Allora vi consiglio di assaggiare il dolce tipico di Arcevia, il calcione!
A base di pasta sfoglia, uova, formaggio pecorino, limone grattugiato, olio e zucchero, è il dolce che veniva preparato nel periodo della Pasqua ma lo si trova tutto l'anno in pasticceria e nei bar.

Calcione Arcevia dolce tipico

INFORMAZIONI UTILI


Arcevia si trova a 25 km da Corinaldo, 19 km dalle Grotte di Frasassi, 38 km da Senigallia e 80 km da Ancona.
Loreto a 15 km da Arcevia e 85 km da Loreto.


LORETELLO, IL CASTELLO DELL'AMORE!


La collana di castelli distesa sulle colline del territorio di Arcevia ha probabilmente in Loretello la sua perla più luccicante. Costruiti in epoca medievale tra il XIII° e il XV° secolo e protetti da mura in laterizi preservate magnificamente, i nove castelli (Avacelli, Castiglione, Montale, Piticchio, Loretello, Nidastore, San Pietro in Musio, Palazzo e Caudino) sono facilmente raggiungibili grazie alle brevi distanze che li separano uno dall'altro.

castelli Arcevia Marche

Forse il più bello (e romantico), sicuramente il più antico! In origine il suo nome era Castrum Loreti - poi con un atto di devozione e rispetto nei confronti del Santuario di Loreto venne cambiato in Loretello - e le prime testimonianze della sua costruzione si hanno in documenti del 1072, grazie al lavoro dei monaci di Fonte Avellana. Nel Trecento, già sotto il dominio di Arcevia (dal 1255) il castello venne ingrandito e successivamente non ci sono stati altri interventi per cui possiamo dire che quel che vediamo oggi è una finestra sul passato!

In poco meno di 20' lo raggiungiamo da Arcevia, giusto in tempo per godersi qualche ora di relax prima del tramonto.

COSA VEDERE A LORETELLO


Il borgo di Loretello è un'autentica chicca, completamente cinto dalle mura medievali che lasciano due sole possibilità di accesso su lati opposti. Piccolo ma assolutamente meritevole di trascorrerci almeno una mezza giornata per respirare a pieni polmoni la sua bellezza e bearsi di un panorama che trasmette pace e beatitudine.

castello Loretello Marche Arcevia

Da vedere:
la rampa con tre arcate del XV° secolo, l'ultima delle quali era originariamente un ponte levatoio. Assolutamente spettacolare e fotogenica (qualcuno userebbe il termine instagrammabile).

La torre di avvistamento detta anche torre di guardia (a struttura angolare e disposta su tre piani) e la torre della prigione (un grande torrione circolare del X° secolo su sei piani con merli ghibellini che veniva utilizzate come carcere).

Il camminamento di ronda che segue le mura ed è interamente percorribile dall'ingresso a nord (dalla parte opposta rispetto alla rampa a tre arcate) fino alla piazza principale, sia sul lato destro che su quello sinistro.

Il Museo della civiltà contadina, un'abbondante raccolta degli attrezzi e degli oggetti di uso quotidiano del mondo contadino del secolo scorso.

Loretello castello amore Marche
Loretello castello amore Marche
Loretello castello amore Marche
Loretello museo civiltà contadina

IL CASTELLO DELL'AMORE


Lungo un tratto delle mura di cinta si trova il negozio "Mangiamarche" di Valeriana che gestisce insieme al marito. Sembra che siano stati proprio loro due a coniare per primi l'appellativo "Castello dell'amore" per la loro amatissima Loretello! 
Provate a sedervi a uno dei loro tavoli affacciati sul paesaggio marchigiano, magari sorseggiando uno dei ottimi vini bianchi locali come il... "Loretello"! E poi ditemi se l'atmosfera di questo angolino delizioso sia o meno decisamente intrisa di romanticismo!!

Loretello castello amore Marche

Oltre a una carta di vini decisamente ben fornita, nel locale troverete in vendita prodotti tipici della zona, dal miele a decine di varietà diverse di confetture, dal pecorino al salame di Fabriano che insieme ad altri affettati e formaggi potete degustare per uno spuntino o un aperitivo.

Loretello bottega taglieri Mangiamarche

Per approfondimenti potete consultare:


Un ringraziamento speciale a Lucio Tribellini che ci ha fatto da guida ad Arcevia e Loretello e all'Ente del Turismo e al Social Media Team della Regione Marche che ci hanno supportato in questo viaggio.


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1 commento

paolo Lazzarini ha detto...

Vorrei precisare che non è corretto parlare di "invasioni Galliche" in Arcevia, perché è sempre stata dei Galli; si tratta del cuore dell'Ager Gallicus, da sempre proprietà delle tribù umbre-Umru poi dal VI sec. ac, arrivarono dalla Senna i Celti Sénoni di Brenno che saccheggiarono Roma, nel 295 con la battaglia del Sentino, Romani e Piceni vincitori cacciarono i Sénoni oltre Sentinum (Sassoferrato).
I Senoni restarono padroni del Territorio a Partire dal Monte Sant'Angelo di Arcevia fino, Jesi, Senigallia e Rimini Battagliado spesso contro Roma al fianco di Etruschi o Dorici di Ancona e Siracusa.
Nel I sec ac. i Senoni divennero cittadini Romani autonomi, mantenendo sempre il loro territorio.
Non furono più sconfitti come invece accadde per gli altri Celti italici Cisalpini o Frncesi, Boi insubri ecc. massacrati dai Romani di Giulio Cesare.