I Monti Trebulani sono un massiccio montuoso del nord dell'Alto Casertano, separati o se volete uniti all'Appennino Campano dalla Valle del Volturno. Ci troviamo a circa una mezz'ora d'auto da Caserta (23 km la distanza), in un territorio aspro, arido e duro ma indubbiamente affascinante! Non parliamo di altezze pazzesche - i Monti Trebulani sono noti anche col nome di Colli Caprensi - ma di panorami stupendi e di una terra che merita di essere raccontata: lo faremo in questo articolo attraverso un facile trekking con degustazioni in cui abbiamo scoperto dei prodotti non solo genuini ma unici.
Prima di parlarvi dell'itinerario però è necessaria una breve spiegazione sul nome! Conoscete il Conciato Romano? Sapete cos'è? Per adesso mi limito a svelarvi che si tratta di un formaggio, un formaggio antico e pregiato! Vi svelerò tutto più avanti 😊.
TREKKING FACILE NELL'ALTO CASERTANO
Tra le esperienze fatte in provincia di Caserta che vi consiglio caldamente c'è questa camminata che ha inizio nel comune di Villa Santa Croce, al parcheggio del cimitero, e prosegue lungo il crinale delle colline sugli antichi sentieri che si affacciano sulla valle del Volturno.
E' un itinerario facile ma non segnalato, per questo vi consiglio di contattare Reggia Outdoor che organizza questo trekking con degustazione al casolare contadino de La Sbecciatrice e dopo circa 6 km termina all'Agriturismo Le Campestre con un pranzo davvero speciale.
Siamo nella terra dei Sanniti, un popolo italico di epoca preromana che dominava dal beneventano fino al Molise; di loro rimane traccia nei muretti a secco, che delimitavano i campi per proteggere i raccolti dagli animali, spesso coperti dalla vegetazione delle piante.
Il panorama si apre davanti a noi spingendosi fino al mare e in lontananza scorgiamo nitidamente il profilo del Vesuvio; qualcuno riesce persino a scorgere Capri ed Ischia.
In un paesaggio quasi surreale, brullo e selvaggio, interrotto dagli arbusti e dal verde e dal giallo dei fiori del finocchietto selvatico, la prima parte del percorso fila via senza che ce ne accorgiamo nemmeno.... il sentiero sterrato è semplice, l'unica difficoltà è rappresentata dai sassi che nella lieve ma costante discesa possono far farvi leggermente vacillare. Senza fiatone giungiamo alla prima tappa, l'azienda agricola La Sbecciatrice! Qui ci attende una "colazione contadina".
COLAZIONE CONTADINA
Mimmo e Lino Barbiero, che ci hanno accompagnato nel cammino facendoci da guida del territorio, ci illustrano con l'amore che solo un genitore nutre per il proprio figlio l'azienda e la realtà in cui è immersa.
La Sbecciatrice si trova a Villa Santa Croce, piccola frazione (appena 200 abitanti) del comune di Piana di Monte Verna. Entriamo nel casolare contadino e all'interno della "Stalla di degustazione" ad attenderci c'è una tavola imbandita con tante leccornie 😊.
Panzanella al pomodoro riccio, frittata di cipolle, crostata con confettura di zucchine, limoni e rosmarino (deliziosa), formaggi, marmellata di fico e albicocca e tanto altro!
Alcuni di questi prodotti fanno parte, insieme ai semi degli ortaggi, del "cesto della resistenza" natalizio.
RESISTENZA CONTADINA
Per comprendere il valore e l'importanza del lavoro de La Sbecciatrice occorre fare un passo indietro. Un tempo queste colline dal terreno sabbioso, più "sciolto" rispetto alla vallata e quindi più facilmente lavorabile, facevano parte della Campania Felix e in modo differente ne fanno ancora parte grazie all'opera di uomini volenterosi e lungimiranti (i due fratelli che insieme a un antropologo ed un naturalista hanno dato vita all'azienda), che mentre tutti i contadini puntavano sui pomodori in serra hanno avuto l'idea e la perseveranza di coltivare una varietà di pomodoro che qua era in via d'estinzione: il pomodoro riccio.
E' sufficiente una rugiada mattutina per farlo spaccare, ma alla delicatezza fa da contraltare un'incredibile resistenza! In un ambiente scosceso in cui ci sono solo piccoli approvvigionamenti di acqua è l'unico in grado di sopravvivere. A settembre, quando abbiamo fatto la camminata, erano cinque mesi che non pioveva, eppure il pomodoro riccio è cresciuto e chi otto anni fa, quando nacque La Sbecciatrice, si mostrò scettico adesso si è ricreduto!
I pomodori ricci hanno bisogno di acqua solo nel momento del trapianto, per stringere la terra alle radici. Quelli lunghi se non piove non riescono ad assorbire il calcio dal terreno e formano quello che si definisce il marciume apicale, il nero sulla punta. La conseguenza è eccetto il riccio le altre varietà di pomodoro seminate qua sono da buttare...
Oltre al pomodoro riccio (chiamato così per la forma arricciata) vengono coltivati altri ortaggi, senza acqua, raccolti e selezionati a mano e successivamente lavorati senza aggiunta di coloranti e conservanti!
Il fagiolo lenzariello (da "lenze", appezzamenti montani di terreno), il cece delle colline caiatine, il fagiolo curniciello o munaciello e l'oliva caiazzana da mensa (presidio slow food!).
Quello de La Sbecciatrice è Un progetto di recupero e salvaguardia della biodiversità vegetale nell'Alto Casertano che assume i contorni e i contenuti della Resistenza Contadina, come amano definirla i fratelli Ruggiero: il perfetto mix tra studi moderni e tecniche tradizionali, frutto della conoscenze del faticoso lavoro contadino.
Prima di riprendere il trekking vi faccio una domanda: sapete cos'è una sbecciatrice?
E' una macchina agricola che serve (o forse sarebbe meglio dire, serviva) a togliere la beccia, cioè a ripulire il grano dai semi.
All'interno della Stalla di degustazione se ne trova una in bella vista.
PRANZO CONTADINO
Dopo la sosta per la lauta colazione continuiamo il cammino. Attraversiamo i campi dove vengono coltivati i pomodori ricci, fiancheggiamo vigneti, orti e oliveti e incontriamo personaggi autentici come lo zio Giovanni che in pochi minuti ci trasmette il suo forte legame con la terra e ci parla del senso della vita... l'Italia è bella perché ci sono persone come lui, gentili e genuine!
Dopo una salita e l'ultimo tratto di saliscendi eccoci all'agriturismo Le Campestre, nel comune di Castel di Sasso.
All'apparenza si direbbe un bel ristorante con una fantastica terrazza panoramica ma oltre a questo (che non è poco) c'è molto di più! Le Campestre è un'azienda familiare che da 25 anni offre ai suoi ospiti un'esperienza enogastronomica contadina a km 0. Quel che trovate arrivando fin qui, in aperta campagna tra le colline e i vigneti dell'azienda, è un Agriturismo con la "A" maiuscola: il menù è uguale per tutti i commensali ed è fatto solo da piatti semplici ma non banali, realizzati con prodotti di stagione.
Il vino è il Casavecchia, il "succo di frutta" del capostipite della famiglia Lombardi, il vino delle loro vigne! L'acqua è quella della fonte. Nessuna bibita gassata perché l'Agriturismo non la produce, eppoi sinceramente cosa c'azzecca la Coca Cola con una zuppa di fagioli? 😊
L'esperienza avrebbe dovuto svolgersi sotto la grande quercia della tenuta, ma una tenue pioggerellina al mattino (dopo 5 mesi, era l'ora!) ci sposta in una sala dell'agriturismo.
Il "pranzo del contadino" che ci viene servito inizia con una minestra di ceci, fagioli e castagne; a seguire la signora Liliana Lombardi ci porta un canestro con dentro dei sacchettini contenti due panini, uno con formaggio fritto e l'altro con la salsiccia per ricreare l'esperienza sua e del marito quando, immigrati in Belgio negli anni '70, nel periodo della mietitura del grano giungevano nei campi all'alba e facevano una pausa merenda a metà del mattino con i panini portati nelle ceste da sua mamma.
E finalmente eccoci al Conciato Romano!
CONCIATO ROMANO
E' lo stesso Manuel Lombardi (se il nome vi ricorda qualcosa probabilmente è perché lo state vedendo su Rai2 ogni venerdì mattina con Anna Falchi a parlare di formaggi!) a spiegarci cos'è e come si produce il formaggio più antico d'Italia e forse del mondo e primo presidio Slow Food della provincia di Caserta!
Il Conciato Romano si chiama così perché è un formaggio caprino romano affinato con un procedimento tipico delle civiltà contadine e vecchio di oltre 2500 anni che prevede una stagionatura in vasi di terracotta. Il formaggio viene cunzato cioè condito con peperoncino, timo, olio extra e vino Casavecchia.
Le caciotte fresche di primo sale vengono lasciate ad essiccare all'aperto nei casali e lavate con l'acqua di cottura degli scialatielli o dei cavatelli fatti a mano (è un'acqua che contiene amido, antibatterico naturale).
Successivamente sono asciugate in un panno di tela e messe nelle anfore secondo tradizione: a Castel di Sasso, terra di passaggio tra i Sanniti e i Romani, sono stati trovati questi antichi contenitori che conservavano il vino, l'olio e il formaggio.
A questo punto avviene il condimento! Il vino di concia andrà ruotato ogni 15-20 gg e dopo sei mesi verranno aperte le anfore facendo attenzione a non togliere la crosta, cioè la concia.
Il Sapore del Conciato Romano è forte, il suo profumo intenso e i migliori abbinamenti si hanno con il miele di castagno, nei piatti con la zucca, nei risotti e non ultimo come condimento della pizza.
Il maestro pizzaiolo Franco Pepe della famosa pizzeria Pepe in Grani lo ha utilizzato per "la pizza conciata del 1500" insieme alla sugna, il basilico e la confettura di fichi!
A proposito di fichi, per me sono "la morte sua" come si dice dalle mie parti! 😅
La famiglia Lombardi è l'unica a possedere la deroga per la produzione del Conciato Romano (dal 2009!) così come si faceva oltre 2000 anni fa.
La loro produzione di caciotte è limitata a 6000 l'anno per cui se volete acquistarla il consiglio è di prenotarvi!
A proposito, l'agriturismo Le Campestre è aperto ogni fine settimana dalle 13 alle 17 e la richiesta è così elevata che è occorre prenotarsi almeno con 5 giorni di anticipo per il pranzo del sabato e con 25 giorni di anticipo per quello della domenica!
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Grazie a Cas'è Charming House di Caserta per aver organizzato la nostra visita a Caserta e dintorni insieme all'Associazione Italiana Travel Blogger.
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