[L'ultima edizione, la n° 570, si è svolta il 20 settembre 2020! - foto in alto tratta da https://corsadeglizingari.it/]
Vi ricordate il film “Il ragazzo di Calabria” con protagonista Diego Abatantuono nei panni di un padre severo e all’antica che cerca di impedire che il figlio (incoraggiato dal sognatore e appassionato di Atletica Gian Maria Volontè) partecipi alle corse campestri?
La trama non c’entra niente con quello che sto per scrivere, ma inevitabilmente non ho potuto fare a meno di pensare al ragazzino del film che corre per le strade sterrate di campagna, a piedi nudi, quando ho letto della manifestazione che si svolge ogni anno nella prima domenica di settembre a Pacentro, in Abruzzo, provincia de L’Aquila.
Si chiama “La corsa degli zingari" questo rito secolare che ogni anno richiama oltre 15 mila visitatori e si ripete dal 1800 per la devozione del popolo pacentrano nei confronti della Madonna di Loreto.
La trama non c’entra niente con quello che sto per scrivere, ma inevitabilmente non ho potuto fare a meno di pensare al ragazzino del film che corre per le strade sterrate di campagna, a piedi nudi, quando ho letto della manifestazione che si svolge ogni anno nella prima domenica di settembre a Pacentro, in Abruzzo, provincia de L’Aquila.
Si chiama “La corsa degli zingari" questo rito secolare che ogni anno richiama oltre 15 mila visitatori e si ripete dal 1800 per la devozione del popolo pacentrano nei confronti della Madonna di Loreto.
LA STORIA DELLA CORSA DEGLI ZINGARI
Un culto che affonda le radici nella metà del 1500. Per ricordare il volo della casa della Madonna, i corridori si misurano in una corsa a piedi scalzi, dalla “Pietra Spaccata” giù verso il ripido crinale di Colle Ardinghi, tra alberi ed arbusti, poi verso il sentiero attraverso la valle del torrente Vella, per poi risalire il percorso sassoso giungendo al paese dove la strada lastricata di pietre lucide conduce fino alla chiesa, traguardo della sofferta gara.
Due sono le competizioni, una per gli adulti e l’altra per i ragazzi e i bambini, gli “zingarelli”, che emuli dei “grandi” corrono scalzi ma solo per le vie del centro.
CHI SONO GLI ZINGARI?
Il termine Zingaro, nel dialetto locale, indica colui che chi cammina scalzo ed ancora oggi denota il “povero in canna” quello che un tempo non poteva nemmeno permettersi il lusso di comprarsi le scarpe… da qui il nome della corsa.
A correre sui pendii della montagna sono i pacentrini stessi, in questa competizione popolare che insieme al Culto della Vergine rappresenta (come spesso accade nelle tradizioni locali, un connubio tra religione e paganesimo ) anche un rito propiziatorio per il raccolto agricolo.
LA BELLEZZA DELLA TRADIZIONE
I corridori (sia grandi che piccoli) sofferenti e con i piedi lacerati e sanguinanti, si accasciano davanti all'altare della piccola chiesa S.Maria di Loreto e vi entrano dentro, colorando di rosso la pavimentazione in marmo al loro passaggio. Qui, a porte chiuse come vuole la tradizione, vengono curati dai medici.
Successivamente le porte vengono spalancate e vengono tutti portati in trionfo con il vincitore in testa al corteo che stringe in mano il drappo di stoffa, l’ambito premio della corsa. Il palio in passato doveva servire al vincitore per confezionare un vestito, ma ovviamente adesso assume soprattutto un valore simbolico, mentre molto più concreto è il premio in denaro, la coppa e l’ammirazione dei compaesani.
foto di Candido33 su Flickr |
Indubbiamente la festa assume un significato particolare e conferisce a Pacentro un aspetto originale ma chi si trovasse nella zona della Val Peligna in altri periodi dell’anno può comunque raggiungere il paese per una visita che merita.
Il borgo è dominato dalle torri di un imponente castello, il più antico d’Abruzzo, che prende il nome dalla famiglia che lo ebbe nel 1400, i Caldora, ma le cui mura furono innalzate già prima dell’anno mille (fonti lo citano nel 951).
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