
Pistoia è un po’ la Cenerentola della Toscana. Possiede un patrimonio artistico uguale se non superiore a molte delle sue sorelle corregionali più famose, eppure sono in pochi a saperlo; anche chi, come me, abita alle porte di Firenze e dista appena 30 km dal suo centro storico.
Un vero peccato perché la città dell’orso, che tutti conoscono per la grande tradizione floro-vivaistica, custodisce alcuni piccoli capolavori di tale unicità da essere degni di competere con i musei più prestigiosi di Firenze – un esempio su tutti il pulpito del Pisano nella chiesa di Sant’Andrea – e merita perlomeno più attenzione.
Indice dei contenuti
Cosa vedere a Pistoia in un giorno
La mappa dei luoghi
Prima di compiere questo itinerario di scoperta è però doveroso un breve (lo prometto) excursus attraverso la millenaria storia della città.
Cenni storici
Chi è stato a Pistoia avrà notato che si sviluppa in pianura, circondata dalle montagne dell’Appennino; il primo nucleo nacque nel 1° secolo a.C. per un motivo molto semplice, il passaggio di una delle arterie più note dell’antichità, la via Cassia.
Milizie armate e vettovaglie transitavano in direzione di Roma o di Aulla, nell’alta Toscana, e i villaggi che stazionavano a valle erano spesso preda dei Liguri, arroccati sui monti e pronti a scendere per le loro scorribande. Il potere centrale di Roma decise quindi di costruire un castrum, un primo accampamento, che ben presto divenne una città fortificata.
Il nome Pistoia deriva probabilmente dall’abbondanza di forni che cuocevano il pane per i soldati (“pistoria” al singolare).

Con un volo pindarico atterriamo nel 1406 con i barbari che mettono case e strade a ferro e fuoco: dalle ceneri risorge la città, anticipando di quasi un secolo il Rinascimento, anche se sarà una nuova invasione, quella dei Longobardi, a dare l’impronta definitiva a Pistoia, spostando anche il centro da piazza del Duomo (dalla quale passava il decumano) alla Sala Dominae Regis, il luogo che venne scelto per la costruzione del palazzo in cui risiedeva il rappresentante del re.
Piazza della Sala
Dell’antica piazza della Sala adesso non è rimasto più niente, solo alcune delle prime chiese nate a Pistoia: Santa Maria del Giglio ad esempio o l’Ospizio di Sant’Anastasio i cui locali oggi ospitano i clienti di un famoso ristorante.
Nonostante tutto rimane il cuore pulsante di Pistoia, il centro nevralgico dove si raduna, ancora oggi, la città.
Non a caso da qui è iniziata la nostra visita guidata accompagnati dallo storico dell’arte Lorenzo Cipriani, pistoiese doc.

Antipasto toscano con formaggio delle montagne pistoiesi al ristorante Cacio Divino in via del Lastrone
A distanza di oltre mezzo millennio però alcuni tratti distintivi di Piazza della Sala si sono mantenuti inalterati: qui si tiene ancora oggi il mercato degli ortaggi e della frutta, e quello che un tempo era il posto in cui si adunava il popolo è sempre teatro di incontro per i pistoiesi e per tanti toscani provenienti dalle province di Lucca, Prato e Firenze… un aperitivo in piazza della Sala o un appuntamento tra amici è un’azione che ha una connotazione storica profondamente radicata attraverso i secoli.

Altre città hanno snaturato il contesto di molti dei loro luoghi più significativi, Pistoia invece ha saputo conservarli.
Il pozzo del Leoncino
Dal 1400 il suo simbolo è il pozzo del leoncino, che inizialmente veniva usato per lo smaltimento dei rifiuti e ora rappresenta forse uno dei soggetti più fotografati della città.

La foto sopra non tragga in inganno: piazza della Sala appare con un prato e contornata di piante solo in occasione dell’iniziativa “Un altro parco in città”.
State ancora leggendo? Non vi siete appisolati o siete andati altrove depennando il blog dal vostro elenco di letture? Bravi 😃 (grazie), adesso inizia il tour artistico!
La chiesa di San Giovanni Fuorcivitas
Prima tappa dopo piazza della Sala è la chiesa di San Giovanni Forcivitas, così chiamata perché quando venne eretta dai Longobardi si trovava al di fuori della prima cerchia di mura. La sua particolarità, anzi, la sua unicità, sta nella disposizione: non esistono altre chiese in Italia che abbiano il portale collocato su un lato (quello sinistro) piuttosto che sulla facciata.
Per realizzarlo venne commissionato uno degli artisti più famosi dell’epoca, il maestro Gruamonte, che con il fratello diede vita intorno agli anni ’70 del XII secolo ad altri due capolavori, l’arco della chiesa di Sant’Andrea e il portale della chiesa di San Bartolomeo.
L’idea di un Medioevo in bianco e nero qui viene spazzata via da quel che resta dei colori (la nostra guida li definisce “quasi pacchiani”) che compaiono sui bassorilievi marmorei e in particolare sulle vestigia degli apostoli raffigurati nell’Ultima Cena.

Facciamo qualche passo e ci spostiamo in piazza del Duomo (foto in alto). Qui esplode tutta l’anima tipicamente toscanaccia, l’innato senso civico o se preferite il perenne contrasto tra il potere temporale e quello spirituale che sfocia in discussioni, atti e “rivoluzioni”.
Piazza del Duomo
Nel piazzale si trovano la Basilica di San Zeno (il Duomo), il Palazzo dei Vescovi, il Palazzo Comunale e il Palazzo Pretorio, una concentrazione inusuale se non addirittura unica…
Tutto nasce dalla volontà di utilizzare gli spazi cittadini anche per altre attività, in aperta “ribellione” contro il vescovo. Fu così che nel 1167 (altre fonti parlano del 1117, una data che porterebbe Pistoia a essere la prima in Europa) venne scritto lo statuto comunale: vi si stabiliva, tra le altre cose, che la torre campanaria dovesse essere non solo strumento di Dio ma anche strumento civile per adunare i cittadini.
La Cattedrale di San Zeno
Nella Cappella di San Jacopo, all’interno del reliquiario in oro e argento realizzato da Lorenzo Ghiberti nel 1407, viene custodita
La reliquia di San Giacomo
Proprio per contrastare la vena laica dei pistoiesi il vescovo di Pistoia (un vero manager calato nella realtà medievale) intorno al 1140 decise di rafforzare il suo potere con un’idea geniale, portare a Pistoia una reliquia di San Giacomo!
I prodi Baldo e Mediovillano, due grandi viaggiatori, furono inviati al vescovo di Santiago de Compostela (originario di Vallombrosa, come il “collega” pistoiese) per ricevere in dono due frammenti del corpo del santo; al loro ritorno venne costruito un reliquiario che ospitasse i sacri frammenti delle ossa del cranio di San Giacomo e da quel momento in poi i pellegrini che attraverso le varie diramazioni della via Francigena si recavano verso Roma o la Spagna del nord-ovest elessero Pistoia come tappa lungo il loro cammino salvifico, con immaginabili benefici economici e di scambio culturale.
Nel Medioevo, grazie alla preziosa reliquia, la fama di Pistoia crebbe a dismisura e nel pellegrinaggio da Roma a Santiago de Compostela o nel percorso inverso veniva inserita per omaggiare il santo e chiamato Santiago minor.
Il culto di San Giacomo, già presente dalla metà del IX secolo, venne rafforzato ulteriormente il 25 giugno del 1144, quando la reliquia venne collocata in un altare della cattedrale. Successivamente quella data divenne il giorno in cui viene celebrato San Giacomo, scelto nel frattempo come patrono e protettore di Pistoia.
Una curiosità: ma il patrono di Pistoia non è San Jacopo? E non è dedicata a San Jacopo la cappella che protegge il reliquiario? La risposta a entrambe le domande è sì. Il perché è molto semplice: Giacomo, fratello di Giovanni e uno dei 12 apostoli, chiamato “Giacomo maggiore” per distinguerlo da Giacomo di Alfeo, detto il minore, è chiamato anche Jacopo o Iacopo… lo sapevate?
L’incontro tra culture diverse portò anche alla nascita di nuovi stili architettonici fra cui quello romanico pisano, che si manifesta sulla facciata del Duomo, del Battistero, della chiesa di San Giovanni Fuorcivitas e della chiesa di Sant’Andrea mediante l’utilizzo della bicromia, il contrasto tra il marmo bianco e il “serpentino” (verde scuro).
L’altare d’argento di San Jacopo

Se siete a Pistoia non lasciatevi incantare solo dalla bellezza esterna della Cattedrale di San Zeno, fate una visita al suo interno e in particolare all’altare argenteo di San Jacopo, nella cappella del Crocifisso o del Giudizio!
Opera degli orafi più rinomati del periodo, venne realizzato nell’arco di quasi 170 anni a partire dal 1287, in lamina d’argento, e rappresenta storie dell’Antico e del Nuovo Testamento, degli evangelisti, degli apostoli, del Cristo e della vita di San Jacopo.

Il Battistero di San Giovanni a Corte
Proprio di fronte al Duomo si trova il Battistero di San Giovanni in Corte.
Al suo interno potete fare il biglietto per la visita all’altare di San Jacopo e visitare il Fonte Battesimale risalente al 1226 (con tanto di firma, una delle prime di un artista su una scultura, a rivendicare la paternità dell’opera e la propria bravura), il più antico dopo quello di Firenze che però venne distrutto e ricostruito dal Buontalenti nel 1576.
Come avveniva il battesimo in era medievale? In due modi, per immersione, come Gesù nelle acque del Giordano, o per aspersione. I bambini ad esempio venivano battezzati in una delle quattro cavità presenti intorno alla vasca centrale del fonte battesimale.

La Chiesa di Sant’Andrea
Ultima meta del nostro breve giro, la chiesa di Sant’Andrea.
Il pulpito di Giovanni Pisano
In tutti i libri di Storia dell’Arte viene menzionata il pulpito di Giovanni Pisano che si trova al suo interno, un capolavoro del 1298 in cui cinque storie della vita di Gesù sono scolpite nel marmo, quasi sovrapponendosi l’una sull’altra.
Il reggilibro a forma di aquila e il leggio sono delle copie perché gli originali furono portati via durante la seconda guerra mondiale e adesso fanno bella mostra di sé rispettivamente al museo Metropolitan di New York e ai Musei Statali di Berlino-Dahlem, ma tutto il resto è lì, sul fianco sinistro della navata centrale, pronto a essere ammirato in ogni suo dettaglio.

La facciata esterna
La facciata esterna è la cartina di tornasole dell’epoca con un susseguirsi di rappresentazioni iconografiche il cui tema principale è la psicomachia, la continua lotta tra il bene e il male.
La lotta contro l’eresia avviene attraverso una costante contrapposizione tra il vizio e la virtù, raffigurati mediante animali come il coniglio (la lussuria) o il leone (la chiesa), il basilisco (simbolo dell’eresia) o l’ariete. Sulla parete c’è spazio anche per i Re Magi e per uno dei più famosi traditori di Pistoia, Filippo Tedici, che aprì la porte della città ai Lucchesi e per questo raffigurato sulla parte della facciata dove venivano spenti i ceri…

Il mini-tour finisce qui, ma tornerò presto a parlare di Pistoia, della vista dall’alto della Torre Campanaria e di alcuni suoi ristoranti (a proposito, avete letto il post sui 10 piatti tipici della cucina pistoiese?), della Pistoia Green e di quella Underground.
→ Alla scoperta di Pistoia: dai Sotterranei alla cima del campanile!
La nostra visita alla scoperta dei capolavori architettonici di Pistoia è stata possibile grazie all’iniziativa #acenasulweb organizzata dal Consorzio turistico di Pistoia in collaborazione con Armando Alibrandi, factotum e direttore della Gazzetta di Pistoia.
Da vedere nei dintorni di Pistoia: